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Quante volte... quella notte di Mario Bava

Tina torna a casa con il vestito strappato dopo una serata passata con Gianni, un uomo maturo conosciuto quel giorno in un parco pubblico. Come si è potuto lacerare il suo abito? Come nei film Quarto potere o Rashômon usciranno fuori più versioni dei fatti. Quella di Tina, quella di Gianni, e quella del portiere di notte del condominio di Gianni, noto guardone malato di sesso. Nella prima versione Tina è una puritana e Gianni è il diavolo in persona pronto a tentarla con la forza; nella seconda, che Gianni racconta agli amici del night, è Tina l'assatanata che si autoinvita a casa di Gianni per soddisfare le proprie voglie sessuali senza fondo; nella terza versione, quella del guardone, Tina scopre che Gianni è attratto dagli uomini mentre lei riceve le avances di Esmeralda una ragazza che abita nel condominio di Gianni. Tre versioni anzi quattro, perché c'è anche quella del medico esperto.

Mario Bava è noto soprattutto per i suoi horror e thriller, ma, e non tutti forse lo sanno, nella sua carriera ha diretto anche un paio di commedie: Le spie vengono dal semifreddo (1966), scritto da Castellano e Pipolo e interpretato da Franco e Ciccio insieme a Vincent Price e Laura Antonelli, e questo Quante volte... quella notte che vede Daniela Giordano (Piccoli Fuochi) nel ruolo di Tina e Brett Halsey nei panni di Gianni. Pur cambiando genere non cambia però, almeno qui, il suo stile inconfondibile fatto di colori, influenze pop e di un uso della cinepresa sorprendente. Non tutti lo sanno ma lo possono intuire dai suoi film più famosi che Bava con l'ironia ha sempre avuto molte affinità basti pensare a I tre volti della paura che chiude con lo svelamento di un trucco cinematografico.

Quante volte... quella notte si inserisce nel filone nascente del sexy prendendosi gioco della nostra religione (vedi Tina parlare all'inizio come una suora Orsolina), mostrando i nostri tabu, smascherando i personaggi, attualizzando i ruoli sociali, ribaltando le aspettative del pubblico (sia del regista che del genere). Mario Bava «fu così audace da fare di Pascal Petit [Esmeralda nel film, n.d.r.] una lesbica e Brett Hasley un omosessuale»*. Realizzato nel 1969 il film vede la luce nelle sale solo nel 1972. Dopo un po' però viene ritirato dai circuiti, ha spiegato perché Alfredo Leone, produttore esecutivo della pellicola: «Sono io il responsabile del fatto che il film non sia mai uscito in Italia, perché avevo ancora una mentalità molto americana. Feci un accordo con la Eurointernational, a cui il film piacque molto, offrirono solo quaranta milioni, il minimo garantito. Ci accordammo e il film uscì. Ma il signore della Eurointernational a un certo punto mi disse che trattenevano venti milioni dall'offerta, che sarebbero stati recuperati in seguito. Allora mi arrabbiai perché avevano cambiato l'accordo in corso d'opera, avemmo una discussione furiosa, impugnai il contratto e dissi che l'affare non mi interessava più. Mi risposero: "Bene, ma questo film non uscirà mai più in Italia". E così fu»**.

Il film si lascia devere, a riprova del fatto che Bava era Bava (se voleva e se poteva) a prescindere dal genere che faceva. Quante volte... quella notte nel suo continuo gioco di riproporre lo stesso evento da punti di vista differenti si diverte più che solleticare i nostri sensi a voler strapparci un sorriso. Vedasi la comparsa di Gianni in mutande nel primo episodio, quando è una specie di latin lover-maniaco sessuale, o il battibeccho dello stesso con Giorgio (Michael Hinz) nella terza versione quando è un omosessuale, o l'altrettanto sorprendente trasformazione della madre di Tina, bigotta e preoccupata per la figlia all'inizio, disinvolta come la figlia nel secondo frammento (dal punto di vista di Gianni). Lui lei e l'altro, il portiere (Dick Randall anche produttore della pellicola, doppiato in romanesco) dalla cultura pornografica che invece vede una serie di approcci saffici di Esmeralda a Tina.

Quante volte... quella notte è il film di Mario Bava di cui tutti parlano mal volentieri, dalla stampa specializzata alla dinastia Bava. «Bava è svogliato, annoiato, non gli va di impegnarsi; e nemmeno, come suo solito, di sabotare il meccanismo di una storia cretina» (Davide Pulici). «Capita a volte di fare film così, un po' precotti: in fondo, forse, non avrebbe dovuto farlo» (Lamberto Bava)***. Questo lo diciamo per far capire, anche se con giudizi troppo severi, che non stiamo proponendo il Quarto potere (mai paragone fu più appropriato come in questo caso) del sexy anche perché la pellicola, come tutte quelle di Bava del resto, non ha nessuna ambizione autoriale, da serie a. È cinema pop in tutto e per tutto (bellissimo il brano surf di Coriolano Gori suonato in discoteca), fatto cotto e magnato per poi, come abbiamo visto, sparire nel nulla.

Quante volte... quella notte ottiene una distribuzione nel nostro paese solo nel 2006 grazie all'uscita in DVD della Raro Video.

* Pascal Martinet, Mario Bava, Edilig, Parigi, 1984
** intervista di Gabriele Acerbo, Roberto Pisoni e Alessandra Venezia
*** intervista di Gabriele Acerbo, Roberto Pisoni

Tutte le citazioni sono tratte dal volume Kill baby kill! Il cinema di Mario Bava a cura di Gabriele Acerbo, Roberto Pisoni, Un mondo a parte, 2007.

3 commenti

Anonimo ha detto...

mi manca questo..non me lo lascerò scappare! bava è il MAESTRO!

Jack ha detto...

Interessanti questi sconfinamenti vintage. Anche a me Bava non dispiace affatto! Aveva stile, anche senza volerlo.

Roberto Junior Fusco ha detto...

Lorant, Bava era un grande. Se ti capita vedilo.
Danilo, Bava sconfinava e aveva stile anche per questo.