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Il tunnel dell'orrore di Tobe Hooper

Il luna park e il circo hanno fatto da scenario per capolavori come Freaks e Il circo (ma pensiamo anche all'importanza e alla bellezza della scena nel lunapark di Darkman) come per ciofeche megagalattiche come The Park di Lau Wai-Keung, che dal trailer sembrava la cosa più spaventosa del mondo ma a vederlo fa venire sonno e/o nervoso.

Il tunnel dell'orrore (The funhouse) fortunatamente fa parte di quelli usciti bene, o almeno piuttosto bene. Dietro la macchina da presa c'è Tobe Hooper uno dei nuovi maestri della cinematografia horror americana, autore dei cult Non aprite quella porta, Quel motel vicino alla palude e del televisivo Salem's Lot, uno che non ci va leggero con le violenze.

Ancora una volta ad un gruppo di giovani capita di finire prima nella padella e poi nella brace. Ma non si tratta di giovani innocenti e indifesi. Amy (Elizabeth Berridge, qulache anno dopo avrebbe interpetato la moglie di Mozart nel film di Milos Forman) dice una bugia ai genitori e invece di andare a cinema va nello stesso luna park teatro anni prima di un fatto di sangue, con lei il suo quasi boyfriend Buzz (Cooper Huckabee) e la coppia Liz (Largo Woodruff) e Richie (Miles Chapin). Tra un paio di spinelli, tagliati nella versione italiana, giri tra baracconi con animali deformi, spogliarelliste, una maga non più giovane (Sylvia Miles), prestigiatori (William Finley l'indimenticabile Winslow Leach di Il fantasma del palcoscenico, è nel cast anche nel citato Motel), i quattro cazzoni dai caratteri e connotati contrapposti e complementari, la vergine e il bellimbusto, il simpatico e l'emancipata, decidono di passare la notte all'interno del tunnel dell'orrore. La situazione presto si trasformerà e se per entrare hanno pagato per uscire dovranno pregare, come si legge sulla pseudo locandina del film allegata (quella vera la trovate qui). Pregare un essere dal volto mostruosamente deforme, che nasconde con una maschera da creatura di Frankenstein, di non morire uccisi perché scomodi testimoni di un omicidio a sfondo sessuale commesso dal mostro stesso. Ma il mostro assassino viena mandato ad uccidere i ragazzi dal suo padre/padrone, vero mostro sfruttatore della sua debolezza/mostruosità con la scusa che così lo protegge dai mali del mondo esterno. E ancora: i mostri sono i quattro ragazzi complici, chi più chi meno, di Richie che ruba i soldi degli incassi del tunnel dell'orrore con la scusa di accertarsi che la persona strangolata dal mostro sia veramente morta. Colpevole è la maga Zena di rubare al povero freak 100 dollari per una sega. Come in Non aprite quella porta e in qualche modo in Quel motel vicino alla palude, i malcapitati, simpatici o meno che siano, sono colpevoli di una invasione indesiderata (e quale la è?), di una vera e propria violazione di domicilio. Sono in torto marcio solo per questo, il furto del denaro e la visione dell'omicidio sono secondari, e non è che morire li riscatti neanche un po'.

Nel frattempo il fratello di Amy, Joey (Shawn Carson), pestifero appassionato di film dell'orrore, sapendo della vera destinazione della sorella decide di seguirla e forse intuisce che qualcosa di sinistro sta per accadere.

Ritmo sempre azzeccato (merito anche della sceneggiatura dello sconosciuto Lawrence Block), colori accesi, qualche effettaccio efficace ad opera di Rick Baker e Craig Reardon, e bisogna dire che il divertimento è assicurato. La violenza c'è ma è minore rispetto ai lavori precedenti di Hooper, un po' più addomesticata.

Per girare questo film Tobe Hooper rifiutò la proposta di Steven Spielberg di girare E.T. l'extraterrestre, insieme i due l'anno successivo realizzeranno Poltergeist: demoniache presenze.

1 commento

santaklaus ha detto...

Ciao Roberto, trovo interessante il post che hai scritto e il blog in generale.
sk