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The hole di Joe Dante

Nonostante tutte le migliori intenzioni, e il nome prestigioso di Joe Dante dietro la cinepresa, a The hole sembra mancare qualcosa. Il film è un omaggio al cinema horror da parte di un regista che da sempre ha dimostrato amore e predisposizione per il genere. Come spesso accade nei suoi film, protagonisti sono un gruppo di giovani alle prese con un'esperienza straordinaria. Dopo invasioni di gremlins, un viaggio spaziale, corse per andare a vedere l'ultimo film dello pseudo Castle, soldatini da guerra che prendono vita, per la sua ultima pellicola sceglie una storia che più classica non si può: una casa, riabitata da poco, da dove fuoriesce, inavvertitamente, una presenza maligna. A farne le spese i giovani Dane e Lucas Thompson (Chris Massoglia e Nathan Gamble) e la loro vicina di casa Julie (Haley Bennett), ma soprattutto le loro paure che l'apertura della botola in cantina materializza.

Il concetto di orrore che The hole omaggia è quello secondo cui tutta la profondità del campo visivo diventa dominio della paura. Non solo il visibile ma anche quello che c'è al di fuori dell'inquadratura potrebbe nascondere una minaccia, o un momento di spavento. Ecco allora una mano entrare veloce in campo per poggiarsi sulla spalla del personaggio inquadrato in primo piano, così come è immancabile il momento in cui il protagonista girandosi per filare via va a sbattere contro un corpo di cui non vediamo la faccia. Il problema di questi classici colpi di scena, appunto perché classici, è che oramai sono telefonatissimi e Dante invece di piazzarli nei momenti meno banali (la butto lì) li va ad inserire in quelli più scontati, quando tutto sommato prevederli non è affatto difficile, almeno per chi vi scrive.

Il suo resta un tributo a quel concetto del cinema dell'orrore, e del cinema in generale, che suggerisce più che mostrare, un omaggio ad un cinema d'altri tempi fatto di stop motion (così almeno sembra animata la paura di Julie) dove solo in casi necessari si ricorre alle nuove tecnologie come la computer graphica. In questo senso c'è da dire a favore di Joe Dante che il 3D utilizzato dal sapore retrò, pur non andando oltre il banale effetto degli oggetti che ci arrivano in faccia, è uno dei meno cafoni visti da quando è riesplosa la moda.

Ma è troppo poco per uno come Dante. The hole resta insomma una pellicola riuscita solo in parte, un omaggio nostalgico ed analitico che spreca l'occasione, allo stesso tempo, di rinnovare il genere del terrore divertendosi e divertendo. Un innocuo blockbuster per famiglie.

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