Strange invaders di Michael Laughlin
Alieni che si travestono da umani hanno invaso da tempo, ancora una volta, gli States; costretti ad emigrare dal loro pianeta per non estinguersi.
Strange invaders è un omaggio alle invasioni aliene degli anni '50 e '60 per le situazioni e tutte le tematiche che ne conseguono. Il motto è: mai fidarsi di chi hai vicino. Tua moglie, il tuo vicino di casa, il vecchietto che ti dà una camera d'albergo, i tuoi colleghi di lavoro, tutti sono coinvolti in qualche modo. Di alleati, se ce ne sono (e nel nostro caso è così), se ne incontrano pochi e quando oramai le speranze che capiti sono ridotte a zero. Guarda caso colui che si incontra è dell'altro sesso, come se il buon dio volesse concedere alla nostra specie un'altra possibilità scegliendo loro due come novelli adamo ed Eva.
Questi alieni ci imitano nell'aspetto, e all'occorrenza si liberano dell'involucro di pelle umana mostrandoci il loro reale aspetto di insetto. A scoprirli, coincidenze della vita, è Charlie (Paul Le Mat) un entomologo costretto a fargli la guerra per riavere la sua figlioletta (Lulu Sylbert) da loro rapita. Sarà aiutata da una giornalista (Nancy Allen) sempre meno scettica. Invasori dai raggi luminosi e distruttivi che gli escono dalle mani. Alieni in un certo senso moderni, d'accordo con una elite terrestre (studiosi si UFO) per poter continuare i loro porci comodi in tranquillità senza spargimenti di sangue. Se il compromesso non ti sta bene, o tu non vai loro a genio, ti imprigionano dentro una sfera luminosa piuttosto piccola per contenere anche un neonato*.
Meteora oramai dimenticata Michael Laughlin ha diretto solo altri due film: il primo Strange Behavior, del 1981, è un frullato di fantascienza, thriller, assassini e scienziati pazzi.
L'omaggio a certo cinema di fantascienza Strange invaders lo ribadisce inserendo nel cast Kenneth Tobey, tra i protagonisti di La cosa da un altro mondo. In una scena poi, la moglie/aliena del protagonista (June Lockhart) guarda in tv Ultimatum alla Terra.
La pellicola pare incerta tra la strada seriosa e quella faceta, manca quell'equilibrio tra pessimismo e ironia di un John Carpenter (il suo Essi vivono però deve ancora arrivare), ma rimane un titolo da riscoprire per gli amanti del genere.
*: a dirla tutta gli effetti speciali ottici (i raggi luminosi e le palle) non sono così buoni, meglio gli effetti makeup degli alieni curati da Bill Sturgeon.
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