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La guerra dei mondi di Byron Haskin

I primi alieni distruttivi arrivano nel 1953. Il produttore George Pal, soddisfatto degli incassi di Quando i mondi si scontrano, decide di investire di nuovo in una pellicola in cui gli effetti speciali hanno un ruolo importante. I visitatori in questo film non sono messaggeri di pace, né una forma intelligente di vita vegetale. L'alieno che questa pellicola ci mostra è uno spietato invasore che inizia con l'inganno la sua scalata al potere. La voce narrante che introduce la storia ci fa sapere che gli abitanti di Marte da tempo ci osservano vogliosi di trasferirsi da noi avendo i giorni contati sul loro pianeta a causa del clima ostile. La paura che qualcuno da altri mondi ci spii è una metafora e un'estensione della paura e del sospetto che la guerra fredda andava alimentando in quegli anni sui regimi comunisti e sulla Russia in particolare. In quegli anni negli States si diffonde a macchia d'olio la convinzione che la Russia nasconda spie all'interno della sua sana società. Non è un caso che al cinema gli invasori provengano quasi sempre da Marte, dal pianeta rosso; Corrado Guzzanti ci ha scherzato nel suo film Fascisti su Marte. Questa invasione quindi inizia con una lunga osservazione della Terra grazie a potentissimi mezzi tecnologici. La prima fase vera e propria inizia con un inganno. Quelle che sembrano meteoriti si rivelano presto per dei contenitori di navicelle da guerra (ogni meteorite ne racchiude tre) che distruggeranno tutto con i loro raggi. Un grosso meteorite che gli abitanti del luogo dove si svolge la storia credevano avrebbe portato loro turismo, soldi e via dicendo. Un dono dal cielo che si rivela un vero e proprio moderno cavallo di Troia.




Oltre ad usare l'inganno e ad avere una tecnologia avanzatissima, gli invasori dimostrano anche di conoscere la strategia militare. Quando il loro scudo invisibile si dimostra resistente anche alla bomba atomica, con la loro avanzata a ventaglio conquisteranno il mondo, secondo i calcoli di uno dei protagonisti, in sei giorni. A nulla serve la tecnologia terrestre, a nulla servono le manovre militari, gli attacchi via aria o via terra, niente sembra scalfirli. L'esercito americano, così come quello degli altri paesi non può che arrendersi. Il mondo è in ginocchio.

Nonostante protagonista del film sia la classica coppia coraggioso + bella indifesa, La guerra dei mondi è una pellicola corale in cui i due protagonisti non sono che i prescelti dal film per narrare una storia che riguarda tutta l'umanità. Il dottor Clayton Forrester (Gene Barry futuro protagonista di I 27 giorni del pianeta Sigma) cerca di studiare gli alieni ma non scopre niente di significativo per fermarli, la bella Sylvia (Ann Robinson) ha un incontro ravvicinato che gli procura un discreto spavento. In quella occasione i due vedono come sono fatti i marziani, scoprono che sono fotosensibili (ci si arrivava anche con la logica) ma niente che possa fermarli. Insieme a loro ci sono molti militari, qualche dottore, e un prete (lo zio di Sylvia interpretato da Lewis Martin) che sacrificherà la sua vita cercando di essere amico degli invasori. Verso la fine della pellicola diretta da Byron Haskin la folla diventa esplicitamente protagonista, con le scene di massa in cui si fugge dalle città, si saccheggiano negozi, si rubano automobili, e di conseguenza anche con l'esatto contrario: con le strade vuote da mezzi e pedoni dove gli unici che circolano sono i militari che controllano se è rimasto ancora qualcuno.
Le meteore continuano a cadere e la notizia dell'invasione che da locale diventa presto globale occupa le prime pagine dei giornali come le trasmissioni radiofoniche. Ma oltre che diffondere il panico questi mezzi di comunicazione non fanno niente.

Una grande innovazione rispetto a quello che si andava delineando in quel periodo è la forma dell'astronave aliena. Non si può parlare in questo caso di un disco volante perché la sua forma ricorda più quella di una manta. Ai due poli della navicella escono i raggi verdi, mentre dal centro dell'astronave esce una specie di lungo collo che finisce con un marchingegno (tutta questa parte sottile ricorda invece un altro animale: il cobra) da cui sgorga l'arma principale.
Rispetto all'idea descritta nel libro di Wells, a cui il film si ispira, la navicella non poggia per terra grazie all'ausilio di tre "gambe" meccanizzate ma resta sollevata sfruttando un flusso magnetico (lo dice ipotizzando Forrester).
Gli alieni nel film (i costumi sono stati realizzati da Charles Gemora) si vedono bene quando lo studioso e la sua bella, che si conoscono (altra quasi costante del cinema di fantascienza e non solo) all'inizio del film, rimangono intrappolati in un casolare dopo che il loro piccolo aereo precipita. Poco prima di avere l'incontro ravvicinato, da una delle astronavi che assedia la casa esce fuori un lungo braccio/sentinella che entra all'interno della casa alla ricerca dei due umani. Si tratta di un'apparecchiatura composta da tre lenti ognuna delle quali composta da un colore diverso. L'alieno mostrerà di avere un occhio simile a quello visto sulla loro "telecamera". Rossi di carnagione tanto per ribadire che vengono da Marte, dotati di un solo occhio come i ciclopi, tre dita per mano, sgraziati quando corrono come l' E.T. di Steven Spielberg.

Contro di essi la razza umana non può far niente, le loro armi sono superiori a quelle dell'uomo eppure in qualcosa forse si può sperare: dall'incontro con l'alieno Forrester riesce a prendere un campione di sangue e a portare con sé la lente della loro telecamera. Dalle analisi si scopre che sono anemici e che la loro vista è diversa dalla nostra tant'è che il loro assorbimento dei colori gli fa vedere le cose quasi in bianco e nero. L'unica arma che si può tentare contro di loro è dunque quella biologica, teorizza sempre Forrester. La soluzione naturale che fermerà gli alieni non verrà scoperta o inventata dal protagonista come da nessun altro, essa si trovava già nell'aria da prima che i marziani invadessero la Terra. La cosa che distrugge i cattivissimi alieni sono dei comunissimi batteri a cui gli uomini sono immuni, batteri come dice la voce recitante del film messi lì da Dio nella sua infinita saggezza.
L'elemento religioso è presente non solo nelle vesti del pastore Matteo che si sacrifica nel tentativo di salvare l'umanità, o nel gruppo di persone che si rifugia nella chiesa pregando, ma anche nel ricorrere continuo del numero 3 come Trinità: tre sono le navicelle contenute in ogni meteorite, tre sono i colori che compongono la vista del marziano, tre le sue dita per mano

Tutti segnali divini, come a voler far intendere che l'invasione è una prova dell'onnipotente. Lo conferma anche il fatto che a porre fine all'attacco marziano sarà qualcosa di non calcolato, un vero e proprio miracolo in questo senso.

2 commenti

Absinto ha detto...

Scusa se ti scrivo qua, ma magari i commenti di nemico pubblico non li leggi più! L'ho visto ieri sera, davvero gran film, girato proprio bene, le due ore e venti del film sono volate! Grande interpretazione di Johnny Depp, Christian Bale a me non è piaciuto molto, ma forse perché è un attore che non amo particolarmente, e inoltre anche il suo personaggio era odioso nonostante fosse il "buono". Ho particolarmente apprezzato l'interpretazione di Stephen Lang e di Jason Clarke! Scusa il ritardo! AHAHAH Saluti!

Roberto Junior Fusco ha detto...

Absinto, scusami se non ti ho risposto lì. Ultimamente non sto seguendo molto questo blog, come se non fosse mio...
Nemico pubblico, a mente lucida, non mi ha fatto né caldo né freddo. Fatto bene e tutto quello che vuoi, ma non mi ha entusiasmato.