Guida per riconoscere i tuoi santi di Dito Montiel
Bell’esordio autobiografico nel cinema per il musicista e scrittore Dito Montiel che con Guida per riconoscere i tuoi santi racconta la sua adolescenza a New York tra amici violenti e una famiglia assente, distratta ma amorevole che non vorrebbe mandarlo via da lì. Invece il protagonista dal Queens si allontana per sempre per raggiungere la California, tornerà nel quartiere quindici anni dopo quando la salute del padre sarà al limite. Dito (interpretato nel periodo della giovinezza da Shia LaBeouf) sogna una vita da musicista insieme al suo amico Mike (Martin Compston), ha una storia d’amore travagliata con Laurie (Melonie Diaz), bazzica un gruppo di perdigiorno tra i quali ci sono i fratelli Giuseppe (Adam Scarimbolo) e Antonio (Channing Tatum). Quest’ultimo inizia una guerra con un gruppo di portoricani che coinvolgerà tutti gli altri. Il padre di Dito (Chazz Palminteri), Monty, non sembra rendersi conto di quello che il figlio combina quando esce di casa, la fiducia e l’amore che nutre nei suoi confronti lo rende cieco. La madre Flori (Dianne Wiest) sembra avere una visione più oggettiva dei traffici del figlio, ma questo la porta solo a litigare con il marito. In questo clima in cui tutto sfugge di mano, tutto appare una fogna schifosa, e le vie di fuga sembrano ridursi ogni giorno di più, Dito si sente prigioniero. Il suo ritorno dopo vari anni fa riemergere i ricordi, riapre le vecchie ferite, riporta a galla tutto quello che aveva lasciato in sospeso quindici anni prima. Dito (interpretato nella versione adulta da Robert Downey Jr. A scanner darkly) rivede il padre che rifiuta di farsi ricoverare in ospedale, incontra la sua fidanzata Laurie (Rosario Dawson) e scopre che ha un bambino. Di fronte ai ricordi del passato Dito non può far altro che capire quanto è stata fortunata la sua esistenza a differenza di quella del suo amico Antonio a cui il destino ha riservato un trattamento più crudele. Le atmosfere e i temi richiamano inevitabilmente pellicole come Mean Streets o L’odio, la differenza sta nell’approccio che qui lascia vedere la fioca luce che c’è alla fine del tunnel.
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