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L'anticristo di Alberto De Martino

All'età di dodici anni Ippolita Oderisi ha un incidente automobilistico in cui muore la madre e lei per il trauma resta paralitica. Dopo molti anni, passati a cercare qualsiasi tipo di cura, inspiegabilmente, Ippolita riprende a camminare. A chi si deve questo miracolo? Alle sedute ipnotiche di uno psichiatra (Umberto Orsini) che fanno emergere una vita precedente da strega? Alla gelosia di Ippolita (Carla Gravina) per il padre (Mel Ferrer) che intrallazza con una tedeschina (Anita Strindberg)? È forse il desiderio di avere delle esperienze sessuali che gli fanno tornare l'uso delle gambe? E se invece si trattasse di un miracolo, o meglio di un intervento extraterreno magari ingannatorio? Diciamo che è la combinazione di questi elementi a permettere al Diavolo di dare la forza ad Ippolita di camminare di nuovo. Le sue debolezze vengono sfruttate per attrarla verso una luce ingannevole

dice infatti allo zio vescovo (interpretato da Arthur Kennedy)

-Perché Dio non si esprime chiaramente? Il Diavolo lo fa, si fa capire, con me è stato chiaro: Dio si è dimenticato di te, anche tuo padre ti ha abbandonata, ti senti sola, infelice, disperata. Ecco, sono qui, non devi far altro che chiamarmi, io sono accanto a te e avrai da me tutto quello che ti è stato negato-

per poi possederla (in tutti i sensi perché il demonio vuole un erede) fino ad un inevitabile esorcismo, effettuato da un frate tedesco mendicante (George Coulouris) assistito da Irene la domestica di casa Oderisi (Alida Valli), come unica soluzione quando oramai anche la scienza si è arresa.

Uscito l'anno dopo L'esorcista, uno degli spartiacque dell'horror moderno, L'anticristo è un film che dimostra da subito di avere le carte giuste per prendere una strada originale rispetto al film di Friedkin. Dalla ribellione di una ragazzina che in fin dei conti sta screscendo, si passa alla rabbia di una ragazza che non ha una vita sociale, quindi sessuale, come vorrebbe, come sarebbe giusto che avesse alla sua età. Per questo Ippolita rinnega Dio e si lascia affascinare dalla bellezza del demonio arrivando a sedurre un giovane turista tedesco e addirittura suo fratello Filippo (Remo Girone).

Alberto De Martino si rende conto però che questo non basta, non si accontenta di parlare di incesto, di sessualità represse, non vuole sprecare un'occasione simile di dire la sua su un argomento così interessante come la possessione diabolica: innanzitutto italianizza la storia ambientandola per giunta nella città in cui la chiesa cristiana ha fondato la sua sede principale, Roma. La chiesa contraddittoria che oggi mantiene culti pagani (d'effetto la sequenza iniziale, così verosimile da farla sembrare un documentario, e magari forse lo è, ambientata in un santuario in cui i parenti di indemoniati, tarantolati* e ritardati chiedono un miracolo. In questo luogo buio se non fosse per delle candele accese non ci sono uomini di chiesa, c'è solo una statua di una madonna a cui rivolgere preghiere o insulti), mentre ieri bruciava, con riti ufficiali, le streghe.

L'anticristo (scritto da De Martino con Gianfranco Clerici e Vincenzo Mannino) resta comunque, se il discorso fatto fin'ora avesse depistato, un horror a tutti gli effetti. I mezzi economici a disposizione rispetto a L'esorcista sono imparagonabili, e il regista decide allora di puntare sull'inventiva e di approfittare di una bravissima Carla Gravina.

Particolari le inquadrature del corridoio con le statue affacciate quasi per vedere cosa si dicono, o fanno, le persone presenti, o per origliare quello che accade nella stanza chiusa di Ippolita. Altrettanto efficaci, e molto suggestive, le immagini di Carla Gravina posseduta e appollaiata sulla sua sedia a rotelle, o quelle finali sempre di lei al Colosseo sotto la pioggia. La giusta atmosfera aiutano a crearla anche le musiche di Ennio Morricone e Bruno Nicolai e la fotografia di Aristide Massaccesi.

Assolutamente da riscoprire.

*Non credo ci sia una parentela tra Alberto De Martino ed Ernesto De Martino l'etnologo autore del bellissimo libro sulla taranta salentina La terra del rimorso.

2 commenti

èlle ha detto...

Gran bel poster.

Roberto Junior Fusco ha detto...

Effettivamente molto bello.
Se vai su
http://myspace.com/moviecinemania
ne trovi altre. Basta cliccare sul link foto più o meno in alto a destra vicino alla foto di Peter Boyle del mio profilo.