Breaking News

The hurt locker di Kathryn Bigelow

Tanta retorica e una buona regia fanno un sicuro successo come dimostra The hurt locker di Kathryn Bigelow. Un'altra occasione sprecata per il cinema, la prima per una regista americana sul tema della guerra. Di fronte a un argomento (che poi è un genere) come questo, me ne rendo conto, è difficile evitare gli stereotipi, i luoghi comuni, le furbate, è un campo minato che si conosce bene. Che tipo di sensibilità è quella adatta per raccontare la guerra? Come oggettività e soggettività possono interagire senza contrastarsi come due prime donne colleghe/rivali? Poteva, anzi doveva, essere l'occasione per una sensibilità femminile (anche se molto mascolina perché parliamo pur sempre di Kathryn Bigelow) di dire la sua, zittendo la retorica maschile dittatoriale. E invece quello che sembra latitante è proprio una partecipazione nuova di fronte all'argomento. Alla mansueta Bigelow e al suo The hurt locker arrivano i premi degli Oscar. 2+2 fa ancora quattro.


Sceneggiatura - Mark Boal
Fotografia - Barry Ackroyd
Scenografie - Karl Juliusson, David Bryan, Amin Sharif El Masri
Costumi - George Little, Vicky Mulholland
Montaggio - Chris Innis, Bob Murawski
Musiche - Marco Beltrami, Buck Sanders

2 commenti

Cannibal Kid ha detto...

non sono d'accordo, questa volta. secondo me la bigelow ha girato (alla grande) un bellico molto distante dai soliti film del genere, portando una visione di soldati come tossici anziché eroi tutt'altro che scontata.
l'oscar secondo me è meritato, anche se certo lo meritavano pure precious e i bastardi di tarantino

Christian ha detto...

Un film che comunica ben poco. La guerra è completamente de-contestualizzata, e coinvolgimento o immedesimazione con i personaggi sono assenti. Buono tecnicamente (ma la regia è a tratti irritante, e regna una sensazione di confusione), ma già la nomination era quasi un regalo.

Certo, bisogna anche ammettere che quest'anno il cinema americano non ha offerto molto di meglio. La sua crisi, ormai più che decennale, è sempre più profonda.