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L'uomo che fissa le capre di Grant Heslov

Lo spirito di L’uomo che fissa le capre (The man who stare at goats), scanzonato, critico, dissacrante, cazzone, liberatorio, probabilmente dà il meglio di sé in quell’ultima immagine volutamente posticcia. Più che l’effetto è essenziale la causa, sembrerebbe volerci dire. Le contraddizioni americane vengono tutte a galla attraverso la storia di un giornalista sfigato venuto per caso a conoscenza di una fazione dell’esercito specializzata nello sviluppo di armi psichiche per sconfiggere il nemico senza armi. Sono soldati dai capelli lunghi, guidati da un guru hippie, che invece di esercitarsi con il fucile ballano in gruppo per rilassarsi ed entrare in comunione con l’universo, piuttosto che fare pratica con le torture per far parlare i prigionieri si concentrano per vedere cosa c’è dentro un armadietto o camminano sui bracieri ardenti. Il Gruppo Nuova Terra è un caso a sé, un virus malefico all’interno di un sistema basato su principi opposti ai suoi, finanziato dallo Stato più per certi suoi rimandi a Guerre Stellari che per le sue idee. Una follia all’interno di un’altra follia. Da una parte la forza della mente, dell’immaginazione, dall’altra l’azione classica, cazzuta da macho. La staticità contrapposta al dinamismo, la pace che fa guerra alla guerra, un tentativo scoperto di rivoluzione tant’è che qualcuno cercherà di riportare le cose sulla giusta carreggiata, più per invidia e sete di potere che per un ideale nobile. È così rappresentata, e presa in giro, la capacità dell’America (ma con un esame neanche troppo attento potremmo vederci anche un altro posto) di incartarsi con le proprie mani, di contraddirsi da sola formando pacifisti che uccidono capre con la forza del pensiero. Si ride di gusto. Esordio alla regia per Grant Heslov.




Personaggi e interpreti:



Lyn Cassady – George Clooney
Bob Wilton – Ewan McGregor
Bill Django – Jeff Bridges
Larry Hooper – Kevin Spacey
Dean Hopgood – Stephen Lang
Todd Nixon – Robert Patrick
Mahmud Daash – Waleed Zuaiter
Gus Lacey – Stephen Root
Maggiore Holtz – Glenn Morshower

Sceneggiatura – Peter Straughan (dal libro di Jon Ronson)

Fotografia – Robert Elswit
Scenografie – Sarah Seymour, Peter Borck

Costumi – Louise Frogley

Montaggio – Tatiana Riegel
Musiche originali – Rolfe Kent

2 commenti

Anonimo ha detto...

Si veramente godibile e divertente. Era da tempo che non avevamo un Jeff Bridges così poi.

Ale55andra

Roberto Junior Fusco ha detto...

Fricchettone, un po' Lebowski.