Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) di Ettore Scola
Ecco un'altra vetta tra le commedia di casa nostra, una di quelle che ti fa ridere a crepapelle, che ha aperto la strada a sottogeneri sempre nostrani, che ha ispirato in un modo o nell'altro registi come John Waters e che si ispirava ad avanguardie come il surrealismo per quanto riguarda la grammatica. Capolavoro del grottesco, insieme all'altro film di Scola Brutti,sporchi e cattivi, Dramma dela gelosia (tutti i particolari in cronaca) si butta a capofitto nella realtà italiana della sua epoca, siamo nel 1970, con cinismo, sfrontatezza, nichilismo. La storia è presto detta, Oreste (Marcello Mastroianni) è un muratore comunista che si ubriaca facilmente finendo con il dormire per strada come un barbone. Una sera mentre è ridotto in questo stato viene avvicinato da Adelaide (Monica Vitti), una fioraia, innamorata da sempre di lui, con la quale inizia una relazione anche perché Oreste dopo anni oramai non è più innamorato della vecchia moglie Antonia (Josefina Serratosa). Iniziano a vedersi clandestinamente, la passione sale sempre di più, finché una sera in pizzeria lei non viene notata da Nello (Giancarlo Giannini) un pizzaiolo toscano, comunista e donnaiolo che la seduce. Quando Oreste capisce fa di tutto (compreso abbandonare moglie e figli) pur di non farsi lasciare da Adelaide, lei da parte sua non vuole rinunciare a nessuno dei due incapace com'è, lì per lì, di scegliere. Inizieranno una relazione a tre destinata a finire molto presto.
E adesso un po' di critica spicciola, anche detta "parole in libertà ". L'Italia dopo il boom economico degli anni '60 inizia a farsi i conti in tasca e scopre che questi non tornano: i potenti aggirano le leggi, sfruttano l'operaio, insomma, non spartiscono la torta equamente. Il Paese capisce che la spaccatura c'è ancora, che niente si è equiparato, che piove sempre sul bagnato. E allora scioperi, scontri con le forze dell'ordine, atti di terrorismo diventano episodi all'ordine del giorno che o spaventano o diventano ragioni di vita, spaccando ancora di più il Paese. Un Paese spaccato a metà non può che contraddirsi di continuo, anche all'interno di una stessa fazione. Ecco allora che Oreste è un muratore che ancora non ha finito il tramezzo di casa sua; in automobile Silvana (Marisa Merlini), la sorella di Adelaide, sconsigliandole di continuare la relazione le dice: -Non si rovina una famiglia, sì cristiana, mi raccomando che se la moglie se ne accorge finite tutti sul giornale- dopo di che scende dall'automobile e si rivela per quello che è: una prostituta.
È un Paese che disorientava i suoi abitanti, in continuo mutamento. Progresso e sviluppo vengono analizzati e messi a confronto, con le loro differenze, da Pasolini. In Italia non c'è stato e non c'è un vero progresso ma solo sviluppo.
Adelaide di tutto questo se ne frega, a differenza dei suoi due rivali in amore Oreste e Nello. Lei solo per se stessa vuole l'amore (non una società basata sull'amore come volevano gli hippies), vive un po' in un mondo tutto suo, crede nell'amore platonico, è fissata con il nome Fernando ed ha un formidabile sesto senso. Vuole la sua libertà e non quella collettiva, liberatoria, della classe operaia sfruttata. Daltronde lei vende i fiori, ha una piccola impresa, non dipende da nessun padrone. Rispetto ai due pretendenti ha questa piccola differenza. E loro, che sono sempre in due e a volere la stessa cosa, dovranno lottare, raggiungere un compromesso, vendersi, rinnegare il loro credo politico, sputtanarsi, fare qualunque cosa pur di non rinunciare a lei. La lotta di classe è anche interna.
A voler essere ancora più spiccioli possiamo dire che nella pellicola di Ettore Scola c'è anche una morale. L'amore porta alla pazzia, la pazzia è una certezza quando non sei felice, quando tutto ti va male, quando perdi lavoro, famiglia, amori, amicizie, quando rinunci ai tuoi credi politici per un po' di pelo, quando vieni tradito da tutto e tutti per aver tradito tutto e tutti.
Eravamo, siamo, un Paese confuso sempre abbagliato dal mito americano. Le nostre sconfitte (la seconda guerra mondiale) possono trasformarsi in vittorie tramite la simulazione. Tapparsi gli occhi e andare avanti abbozzando.
Di tutto questo si ride di gusto nel film. Siamo un Paese grottesco, surreale, meraviglioso, capace di ridere delle disgrazie nostre come nessun altro.
E adesso un po' di critica spicciola, anche detta "parole in libertà ". L'Italia dopo il boom economico degli anni '60 inizia a farsi i conti in tasca e scopre che questi non tornano: i potenti aggirano le leggi, sfruttano l'operaio, insomma, non spartiscono la torta equamente. Il Paese capisce che la spaccatura c'è ancora, che niente si è equiparato, che piove sempre sul bagnato. E allora scioperi, scontri con le forze dell'ordine, atti di terrorismo diventano episodi all'ordine del giorno che o spaventano o diventano ragioni di vita, spaccando ancora di più il Paese. Un Paese spaccato a metà non può che contraddirsi di continuo, anche all'interno di una stessa fazione. Ecco allora che Oreste è un muratore che ancora non ha finito il tramezzo di casa sua; in automobile Silvana (Marisa Merlini), la sorella di Adelaide, sconsigliandole di continuare la relazione le dice: -Non si rovina una famiglia, sì cristiana, mi raccomando che se la moglie se ne accorge finite tutti sul giornale- dopo di che scende dall'automobile e si rivela per quello che è: una prostituta.
È un Paese che disorientava i suoi abitanti, in continuo mutamento. Progresso e sviluppo vengono analizzati e messi a confronto, con le loro differenze, da Pasolini. In Italia non c'è stato e non c'è un vero progresso ma solo sviluppo.
Adelaide di tutto questo se ne frega, a differenza dei suoi due rivali in amore Oreste e Nello. Lei solo per se stessa vuole l'amore (non una società basata sull'amore come volevano gli hippies), vive un po' in un mondo tutto suo, crede nell'amore platonico, è fissata con il nome Fernando ed ha un formidabile sesto senso. Vuole la sua libertà e non quella collettiva, liberatoria, della classe operaia sfruttata. Daltronde lei vende i fiori, ha una piccola impresa, non dipende da nessun padrone. Rispetto ai due pretendenti ha questa piccola differenza. E loro, che sono sempre in due e a volere la stessa cosa, dovranno lottare, raggiungere un compromesso, vendersi, rinnegare il loro credo politico, sputtanarsi, fare qualunque cosa pur di non rinunciare a lei. La lotta di classe è anche interna.
A voler essere ancora più spiccioli possiamo dire che nella pellicola di Ettore Scola c'è anche una morale. L'amore porta alla pazzia, la pazzia è una certezza quando non sei felice, quando tutto ti va male, quando perdi lavoro, famiglia, amori, amicizie, quando rinunci ai tuoi credi politici per un po' di pelo, quando vieni tradito da tutto e tutti per aver tradito tutto e tutti.
Eravamo, siamo, un Paese confuso sempre abbagliato dal mito americano. Le nostre sconfitte (la seconda guerra mondiale) possono trasformarsi in vittorie tramite la simulazione. Tapparsi gli occhi e andare avanti abbozzando.
Di tutto questo si ride di gusto nel film. Siamo un Paese grottesco, surreale, meraviglioso, capace di ridere delle disgrazie nostre come nessun altro.
Se vi capita di guardare il film, notate i cambi di espressione di Mastroianni mentre accompagna Monica Vitti in pizzeria la seconda volta. È più o meno da lì in poi che il film cambia.
2 commenti
Un bel film. D'altronde, Scola, Mastroianni, Giannini, Vitti, Merlini: che cast!
Un film che ho scoperto di recente. Non lo conoscevo, bestiolina che altro non sono.
Posta un commento