American Gothic di John Hough
Ecco un film visto verso la fine dell'adolescenza che mi è rimasto impresso.
Lo schema è quello strausato della famiglia pazza che si diverte ad uccidere la comitiva capitata dalle loro parti per caso.
Pa' (Rod Steiger), Ma' (Yvonne De Carlo) e i loro figli ritardati (Michael J. Pollard su tutti). Una famiglia di fanatici religiosi oltremodo, eccentrici, rimasti indietro di sassant'anni, isolati su un isola, tagliati fori dal progresso e dalle notizie provenienti dal mondo, semplici e ospitali quando il mezzo va in panne. E poi la comitiva con la ragazza indifesa, con un trauma che...
Niente effettacci gratuiti, a metà strada tra l'orrore suggerito e quello mostrato, American Gothic, diretto da John Hough (Gli occhi nel parco, Incubus: il potere del male, Avventura nel tempo, Howling IV), gioca le carte iniziali, i primi omicidi della famiglia, utilizzando lo stratagemma caro ad Alfred Hitchcock della suspence: noi vediamo i buoni no, cioè: assistiamo a un assassinio, i buoni chiedono alla famiglia che fine abbia fatto il loro amico improvvisamente scomparso, loro rispondono che lo hanno visto andare verso una certa parte.
Poi, quando la cerchia degli amici in comitiva si restringe sempre più e il cerchio inizia a chiudersi rendendoli consapevoli che la famiglia che li ospita non è semplicemtente stramba ma matta da legare, finisce tutto in una conclusione che va controcorrente rispetto ai film analoghi sull'argomento.
L'unico superstite, una donna, qualla fragile con il trauma, rivela un temperamento che aveva sempre represso dentro di sé.
Il cerchio si chiude per riaprirsi di nuovo e richiudersi alla fine per sempre (come una bocca oscena).
All'epoca in cui lo vidi non sapevo chi fosse Rod Steiger...
Il film si ispira ad un quadro di Grant Wood intitolato, appunto, American Gothic.
Sceneggiatura - Burt Wetanson, Michael Vines
Fotografia - Harvey Harrison
Scenografie - David Hiscox
Effetti speciali - Allen Benjamin
Sonoro - Chris Munro
Montaggio - John Victor Smith
Musiche - Alan Parker (è un omonimo)
Lo schema è quello strausato della famiglia pazza che si diverte ad uccidere la comitiva capitata dalle loro parti per caso.
Pa' (Rod Steiger), Ma' (Yvonne De Carlo) e i loro figli ritardati (Michael J. Pollard su tutti). Una famiglia di fanatici religiosi oltremodo, eccentrici, rimasti indietro di sassant'anni, isolati su un isola, tagliati fori dal progresso e dalle notizie provenienti dal mondo, semplici e ospitali quando il mezzo va in panne. E poi la comitiva con la ragazza indifesa, con un trauma che...
Niente effettacci gratuiti, a metà strada tra l'orrore suggerito e quello mostrato, American Gothic, diretto da John Hough (Gli occhi nel parco, Incubus: il potere del male, Avventura nel tempo, Howling IV), gioca le carte iniziali, i primi omicidi della famiglia, utilizzando lo stratagemma caro ad Alfred Hitchcock della suspence: noi vediamo i buoni no, cioè: assistiamo a un assassinio, i buoni chiedono alla famiglia che fine abbia fatto il loro amico improvvisamente scomparso, loro rispondono che lo hanno visto andare verso una certa parte.
Poi, quando la cerchia degli amici in comitiva si restringe sempre più e il cerchio inizia a chiudersi rendendoli consapevoli che la famiglia che li ospita non è semplicemtente stramba ma matta da legare, finisce tutto in una conclusione che va controcorrente rispetto ai film analoghi sull'argomento.
L'unico superstite, una donna, qualla fragile con il trauma, rivela un temperamento che aveva sempre represso dentro di sé.
Il cerchio si chiude per riaprirsi di nuovo e richiudersi alla fine per sempre (come una bocca oscena).
All'epoca in cui lo vidi non sapevo chi fosse Rod Steiger...
Il film si ispira ad un quadro di Grant Wood intitolato, appunto, American Gothic.
Sceneggiatura - Burt Wetanson, Michael Vines
Fotografia - Harvey Harrison
Scenografie - David Hiscox
Effetti speciali - Allen Benjamin
Sonoro - Chris Munro
Montaggio - John Victor Smith
Musiche - Alan Parker (è un omonimo)
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