L'ingorgo (Una storia impossibile) di Luigi Comencini
Una umanità alla deriva, cinica e menefreghista che ha quasi del tutto banditi i buoni sentimenti è quella ritratta ne L’ingorgo capolavoro della commedia grottesca (e politica) di Luigi Comencini.
Le classi sociali appaiono sempre più separate e neanche l’evento che dà il titolo al film le rimetterà insieme se pure per poco tempo.
Bloccati nel raccordo anulare di Roma in un traffico che non ne vuole sapere di sbloccarsi ci sono l’avvocato De Benedetti (Alberto Sordi), con tanto di schiavo protosmithers (Orazio Orlando), che definire odioso è poco. La famiglia di meridionali con figlia (Giovannella Grifeo) che aspetta un bambino da non si sa quale padre, un disonore che può voler dire una sola cosa: aborto. La coppia in viaggio per le nozze d’argento Carlo (Fernando Rey) e Irene (Annie Girardot) sempre a litigare per un mazzo di chiavi. Uno squilibrato che mentre raggiunge il suo amore Mara parla da solo. Quattro malviventi armati che giocano scherzano e pensano soprattutto ai fatti loro. Paramedici che hanno fretta di trasportare un uomo investito da un autobus sulle strisce pedonali (Ciccio Ingrassia) non per dovere professionale ma per via della imminente partita di calcio della nazionale. L’attore Marco Montefoschi (Marcello Mastroianni) anche lui con un lacché personale. Teresa (Stefania Sandrelli), una bella ragazza incinta che lo ospita per una notte insieme a suo marito. Un tizio che sta sempre incazzato con tutto e tutti (Gioele Dix qualcosa da lui, e dal film in generale, l’ha presa di sicuro). La femminista Martina (Angela Molina) che con l’occasione conosce il sensibile Mario (Harry Bear) e purtroppo anche tre energumeni alla Arancia Meccanica. Un pulmino di ragazzi di sinistra. Un tassista che specula su una povera hippie (Eleonora Comencini): -Noi siamo fermi e il tassametro corre. È la vita-. E poi c’è Franco (Gérard Depardieu) un uomo sposato (Miou-Miou) e cornuto (Ugo Tognazzi).
Tutto appare bloccato, irrimediabilmente arrugginito, in rovina, avviato da tempo verso un percorso irreversibile che non ha vie d’uscita. L’ingorgo tra battute epiche e raggelanti è un incubo senza fine, una della massime vette della commedia del cinema nostrano.
Mini particina per il mitico Ennio Antonelli, qui nel ruolo del barista con la fretta di chiudere il locale.
Le classi sociali appaiono sempre più separate e neanche l’evento che dà il titolo al film le rimetterà insieme se pure per poco tempo.
Bloccati nel raccordo anulare di Roma in un traffico che non ne vuole sapere di sbloccarsi ci sono l’avvocato De Benedetti (Alberto Sordi), con tanto di schiavo protosmithers (Orazio Orlando), che definire odioso è poco. La famiglia di meridionali con figlia (Giovannella Grifeo) che aspetta un bambino da non si sa quale padre, un disonore che può voler dire una sola cosa: aborto. La coppia in viaggio per le nozze d’argento Carlo (Fernando Rey) e Irene (Annie Girardot) sempre a litigare per un mazzo di chiavi. Uno squilibrato che mentre raggiunge il suo amore Mara parla da solo. Quattro malviventi armati che giocano scherzano e pensano soprattutto ai fatti loro. Paramedici che hanno fretta di trasportare un uomo investito da un autobus sulle strisce pedonali (Ciccio Ingrassia) non per dovere professionale ma per via della imminente partita di calcio della nazionale. L’attore Marco Montefoschi (Marcello Mastroianni) anche lui con un lacché personale. Teresa (Stefania Sandrelli), una bella ragazza incinta che lo ospita per una notte insieme a suo marito. Un tizio che sta sempre incazzato con tutto e tutti (Gioele Dix qualcosa da lui, e dal film in generale, l’ha presa di sicuro). La femminista Martina (Angela Molina) che con l’occasione conosce il sensibile Mario (Harry Bear) e purtroppo anche tre energumeni alla Arancia Meccanica. Un pulmino di ragazzi di sinistra. Un tassista che specula su una povera hippie (Eleonora Comencini): -Noi siamo fermi e il tassametro corre. È la vita-. E poi c’è Franco (Gérard Depardieu) un uomo sposato (Miou-Miou) e cornuto (Ugo Tognazzi).
Tutto appare bloccato, irrimediabilmente arrugginito, in rovina, avviato da tempo verso un percorso irreversibile che non ha vie d’uscita. L’ingorgo tra battute epiche e raggelanti è un incubo senza fine, una della massime vette della commedia del cinema nostrano.
Mini particina per il mitico Ennio Antonelli, qui nel ruolo del barista con la fretta di chiudere il locale.
L'assalto all'auto del divo Montefoschi/Mastroianni
Sceneggiatura – Luigi Comencini, Ruggero Maccari, Bernardino Zapponi
Fotografia – Ennio Guarnieri
Scenografie – Mario Chiari
Costumi – Paola Comencini
Montaggio – Nino Baragli
Musiche – Fiorenzo Carpi, condotte da Bruno Nicolai
3 commenti
Non l'ho visto, ma... che cast!
Eh già, un cast con i così detti.
Visto molto tempo fa. Una commedia formidabile (o forse tragicommedia?)del tipo che nessuno ha più il coraggio di fare.
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