I predatori dell'arca perduta di Steven Spielberg
Un famoso archeologo e avventuriero riesce dopo mille peripezie a recuperare una famosa Arca.
Come al solito perĂ² il suo rivale Belloq, alleato con i nazisti, glie la soffia all’ultimo momento. Come? Vallo a capire. Anzi, non ha importanza.
Siamo in Egitto nel 1936. Nella colonia inglese i nazisti scorrazzano indisturbati. Com’è possibile?
Qui tutto è possibile, anche se quasi niente è verosimile. Indiana, prima di farsi soffiare l’Arca da Belloq, scavava clandestinamente con i nazisti a due passi e per di piĂ¹ cantando insieme ai suoi amici. Va bene che i nazisti qui sono raffigurati come scimmie o come pupazzi, ma il troppo è troppo! Eppure a queste gigantesche incongruenze non ci si fa caso, esse passano inosservate forse perchĂ© allo spettacolo puro non servono queste cose. E si potrebbe continuare praticamente all’infinito. Per esempio, una volta derubato dell’Arca, Indiana a nuoto raggiunge un sommergibile nazista che lo conduce all’isola dove è stato allestito il necessario per il rito finale, quello che squaglia tutti i pupazzi. Come entra nel sommergibile? E prima, come fa Belloq a rubargli l’Arca? Qualche nazista si cala forse nel buco e lo minaccia? Che domande superflue…
Lawrence Kasdan ha avuto molto da ridire a Steven Spielberg per come la sua sceneggiatura (soggetto di George Lucas e Philip Kaufman) fosse stata stravolta ne I predatori dell'arca perduta proprio in questi aspetti di logica elementare. Il regista avrebbe quindi deliberatamente “rovinato” un copione altrui per farne qualcosa di personale, il suo personalissimo omaggio al genere dell’avventura, la sua idea di cinema di intrattenimento che scollega il cervello del pubblico per un paio d’ore, il suo particolare cartoonistico film d’avventura che non deve spiegare niente a nessuno: quello che accade accade perchĂ© accade. E tu ci credi senza chiederti il perchĂ©. Per non parlare delle armi da fuoco utilizzate ancora da inventare, altre che cambiano da un’inquadratura a un’altra, vetri che separano Harrison Ford dal cobra, materiale da set che entra in campo, precipizi a strapiombo in Egitto. E ancora, ancora e ancora. Non c’è quasi spazio qui per la logica, la filosofia, la metafora, i simboli, lo spirituale, c'è solo la dimostrazione di conoscere bene le regole di un genere, un ottimo esercizio di ritmo.
100% cinema, 100% cazzeggio, 5% di contenuti.
Come al solito perĂ² il suo rivale Belloq, alleato con i nazisti, glie la soffia all’ultimo momento. Come? Vallo a capire. Anzi, non ha importanza.
Siamo in Egitto nel 1936. Nella colonia inglese i nazisti scorrazzano indisturbati. Com’è possibile?
Qui tutto è possibile, anche se quasi niente è verosimile. Indiana, prima di farsi soffiare l’Arca da Belloq, scavava clandestinamente con i nazisti a due passi e per di piĂ¹ cantando insieme ai suoi amici. Va bene che i nazisti qui sono raffigurati come scimmie o come pupazzi, ma il troppo è troppo! Eppure a queste gigantesche incongruenze non ci si fa caso, esse passano inosservate forse perchĂ© allo spettacolo puro non servono queste cose. E si potrebbe continuare praticamente all’infinito. Per esempio, una volta derubato dell’Arca, Indiana a nuoto raggiunge un sommergibile nazista che lo conduce all’isola dove è stato allestito il necessario per il rito finale, quello che squaglia tutti i pupazzi. Come entra nel sommergibile? E prima, come fa Belloq a rubargli l’Arca? Qualche nazista si cala forse nel buco e lo minaccia? Che domande superflue…
Lawrence Kasdan ha avuto molto da ridire a Steven Spielberg per come la sua sceneggiatura (soggetto di George Lucas e Philip Kaufman) fosse stata stravolta ne I predatori dell'arca perduta proprio in questi aspetti di logica elementare. Il regista avrebbe quindi deliberatamente “rovinato” un copione altrui per farne qualcosa di personale, il suo personalissimo omaggio al genere dell’avventura, la sua idea di cinema di intrattenimento che scollega il cervello del pubblico per un paio d’ore, il suo particolare cartoonistico film d’avventura che non deve spiegare niente a nessuno: quello che accade accade perchĂ© accade. E tu ci credi senza chiederti il perchĂ©. Per non parlare delle armi da fuoco utilizzate ancora da inventare, altre che cambiano da un’inquadratura a un’altra, vetri che separano Harrison Ford dal cobra, materiale da set che entra in campo, precipizi a strapiombo in Egitto. E ancora, ancora e ancora. Non c’è quasi spazio qui per la logica, la filosofia, la metafora, i simboli, lo spirituale, c'è solo la dimostrazione di conoscere bene le regole di un genere, un ottimo esercizio di ritmo.
100% cinema, 100% cazzeggio, 5% di contenuti.
anche in questa celebre sequenza c'è un errore
11 commenti
Non avevo mai fatto caso a tutte queste cose...
Appunto! Ăˆ la dimostrazione che Spielberg ha ragione. Spiegare il come o il perchĂ© di certe cose è inutile, anzi controproducente. Al pubblico non servono spiegazioni, serve ritmo e azione pura.
Grande Spielberg!
che la storia sia veritiera non credo mai nessuno ci abbia sperato, e vedi che in riferimento a " come fa Belloq a rubargli l’Arca? Qualche nazista si cala forse nel buco e lo minaccia?"
lui è là giu e fa salire l'arca, perckè l'arca la dovevano tirare comunque fuori, pensando che belloq non ci sia, quindi tirano su l'arca e solo dopo si accorge che è stato scoperto e poi butta la ragazza nel fosso!
L'ho visto un po di tempo fa ma credo di esserne sicuro.
ciao
Per me è un film che ti fa dimenticare completamente l'approccio "critico" e questo molto probabilmente è un bene. Un film che ti fa tornare completamente bambino e ti assorbe inevitabilmente nel suo meccanismo.
Ale55andra
Mash84, sul recupero dell'arca potresti avere ragione, ma sul resto sono sicuro. Resta il fatto che il film è pieno di incongruenze. Grazie per la segnalazione.
Ale55andra, parole sacrosante.
Con questo film bisogna accantonare la logica del "verosimile" e vederlo come se Indiana sia Peter Pan. E' vero errori a non finire.
Sono perfettamente d'accordo con il fatto che al pubblico non servono spiegazioni, ma ritmo e azione, e credo siano soprattutto a quest'ultimi che Spielberg abbia pensato nella realizzazione del film.
Molto interessante il tuo blog, ti va uno scambio di links?
L'indirizzo del mio blog:
http://cinemacountry.blogspot.com
Spero che questa sia anche una opportunitĂ per un continuo scambio di opinioni.
Fammi sapere semplicemente lasciandomi un commento.
Ti invito anche a votare il sondaggio sugli oscar 2009
Ciao!
Luciano, e giĂ . Un po' Peter Pan, un po' James Bond. La logica va a farsi benedire ma il cinema nudo e crudo (inteso come ritmo-movimento) ci sguazza.
William, come dicevo qui sopra, ritmo, azione e niente piĂ¹. Passo da te.
Criticare l'inattendibilitĂ di Indy sarebbe come mugugnare per Bond che all'inizio di Goldeneye si lancia nel vuoto per salire su un aereo... chissenefrega!
Un saluto e buon anno!
Il tuo paragone con le pellicole con James Bond è quanto mai pertinente.
I film con Indiana gli somigliano molto. Solo che la tecnologia che usa Bond non viene usata da Indiana ma da Spielberg.
Anche sul chi se ne frega sono d'accordissimo con te. Le domande che mi pongo nel post infatti, e lo dico io stesso, non hanno nessuna importanza, perché come scrivo:
"a queste gigantesche incongruenze non ci si fa caso, esse passano inosservate forse perché allo spettacolo puro non servono queste cose."
Ripeto:
Grande Spielberg!
Saluti!!
Ciao, sono Gegio di http://iltorneodeifilm.wordpress.com/
Ho trovato questo post con Google blog search. Questo film partecipa al Torneo che ho organizzato. Puoi votarlo qui:
http://spreadsheets.google.com/viewform?key=p8mk30RmJiA34cr8p6lAoEA&hl=it
Se non ti fidi del link puoi verificarlo nel blog, dove troverai informazioni, tabellone, voti giĂ espressi e altri questionari per salvare o stroncare un film. Sei ufficialmente invitata/o. Ciao.
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