Il profumo della signora in nero di Francesco Barilli
Lo schema è quello in cui il raggiro non viene mai smascherato e così si rimane sempre in bilico tra un’interpretazione sulla follia e quella su un complotto.
Film, quindi, più di atmosfera che di sangue e frattaglie.
Con un soggetto simile è impossibile non pensare a lavori come Rosemary’s baby o La corta notte delle bambole di vetro di Aldo Lado. Anche nel film di Francesco Barilli (scritto dal regista stesso insieme a Massimo D’Avack) comunque il coinvolgimento non manca grazie anche ad una fotografia molto accurata di Mario Masini e soprattutto ad un finale a dir poco agghiacciante.
Una ragazza, Silvia (Mimsy Farmer, Quattro mosche di velluto grigio), conduce una vita apparentemente normale impegnata tra l’amore per il suo uomo Roberto (Maurizio Bonuglia) e il suo lavoro come chimica. L’incontro con Andy (Jho Jhenkins), un sociologo di colore che crede nella magia nera, fa riemergere dal suo subconscio un ricordo infantile rimosso che scatena in lei paranoie sui vicini (Mario Scaccia, Donna Jordan, Aleka Paizi) e sui negozianti, angoscia, allucinazioni, deliri, follia.
Nato nel 1943, Francesco Barilli diresse Il profumo della signora in nero che aveva 31 anni. Sceneggiatore di Chi l’ha vista morire? di Aldo Lado e Il paese del sesso selvaggio di Umberto Lenzi, entrambi del 1972 e di nuovo insieme a Massimo D’Avack, ha diretto successivamente per il cinema Pensione Paura (1977) e l’episodio Le chiese di legno del film collettivo La domenica specialmente (1991).
A musicare il film ci ha pensato un giovane Nicola Piovani, con le idee piuttosto convinte già all’epoca, prima che facesse il "salto di qualità" con Moretti, Fellini e Benigni.
Con Il profumo della signora in nero il cinema horror thriller italiano raggiunge una delle sue vette maggiori dimostrando ancora una volta che per spaventare non occorre per forza l'insistente raccapriccio splatter: basta molto meno.
Altri interpreti: Nike Arrighi, Lara Wendel, Orazio Orlando.
Costumi – Piero Cicoletti
Scenografie – Franco Velchi
Make-up – Manlio Rocchetti
Montaggio – Ennio Micarelli
5 commenti
Vedendo questo film non so spiegarmi come il suo regista non si sia affermato e non abbia firmato altri film "importanti". Anche se ha girato altri film (pochissimi) e diversi corti credo che Barilli sia stato troppo sottovalutato. Un regista che era stato anche pittore e questo la dice lunga sulle sue enormi potenzialità. Un film impressionante!
Hai perfettamente ragione. Barilli è sparito dalla circolazione, o meglio dal mondo del cinema. Tra i suoi lavori recenti ci sono molte cose per la Tv tra le quali una con Barbareschi. Che tristezza...
Adesso credo che faccia il pittore a tempo quasi pieno. Peccato perché questo film merita davvero ma lo conosciamo in pochi.
Onestamente non me lo ricordo benissimo (lo vidi diversi anni fa), ma comunque mi piacque. Quasi quasi me lo cerco per riguardarlo di nuovo.
Ti confermo infine che è attivo come pittore: qui a Parma (sua città natale) di tanto in tanto mi sono imbattuto in locandine di sue mostre.
Ciao Roberto,
nel ringraziarti per il [R]Evolution meme (tardi, ma alla fine sono riuscito a partecipare), ti segnalo che sei stato indicato nella cinquina delle "zone d'ombra"
Il film è uscito in DVD nelle edicole qualche anno fa. De Agostini, credo, I maestri italiani del brivido. Un film niente male.
Per quanto riguarda le catene, mi sono appena ricordato che devo ancora portare avanti quella che tempo fa mi lanciò Mario. Rispondere a qualla tua è un po' più facile, forse...
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