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The departed di Martin Scorsese

L'hanno detto in molti ed è vero: Martin Scorsese è tornato quello di una volta. È tornato quello di Quei bravi ragazzi e di Casinò e non è più il regista che si accontentava di poco come gli era accaduto con i recenti Gangs of New York e The Aviator. Nel suo ultimo film The departed, ispirato al film Infernal Affairs (2002) di Andrew Lau, ci cattura con una storia che vede da una parte il gangster irlandese a Boston Frank Costello (Jack Nicholson) che ha una spia in polizia (Matt Damon), dall'altra parte c'è la polizia (i cui capi sono interpretati da Martin Sheen e Mark Wahleberg) che non da meno hanno infiltrato un loro uomo (Leonardo Di Caprio) tra quelli del gangster. Con un simile intreccio narrativo basato sul doppio gioco è chiaro che in due ore e mezzo accade di tutto fino all'imprevedibile finale. Non c'è la disperazione dei personaggi di Paul Schrader, ma sono comunque personaggi moralmente discutibili in cui si salva un po' solo la psicologa (Vera Farmiga) che ama tutti e due gli infiltrati. Anche i divertenti dialoghi tra i poliziotti, in questo senso, raccontano un'umanità da buttare. Poi ci sono le improvvise scene di violenza tipiche del cinema di Scorsese, i suoi soliti fluidi movimenti di macchina, il consueto montaggio "alla Scorsese" eseguito dalla bravissima Thelma Schoonmaker, e la fotografia curata da un altro collaboratore quasi fisso Michael Ballhaus. Se difetti nel film ci sono non li ho visti. Sono di parte. Grande Scorsese.

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