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Paranoid park Gus Van Sant

Alex (Gabe Nevins) a parte lo skate non ha interessi. Non prova niente di particolare per la sua fidanzatina, non si interessa di attualità, ha i genitori che si stanno separando, degli insegnanti poco entusiasti del loro lavoro, in poche parole Alex è un ragazzino solo e abbandonato.
Gli adulti che ha vicino non gli fanno mai domande. La madre non glie ne fa per non contrariarlo, per non stargli troppo addosso adesso che sta vivendo, chissà come poi ?, la separazione dei genitori; il padre è un immaturo che forse la separazione farà crescere, pieno di tatuaggi e insicurezze proprio come un coetaneo del figlio. Gli insegnanti spiegano le scienze con lo stesso entusiasmo con cui si leggerebbe il necrologio di un estraneo. Alex può dire a questi adulti quello che vuole, raccontargli la prima scusa che gli viene in mente, può anche tacere ed evitare di rispondere perché tanto nessuno gli andrà a dire qualcosa, ammesso che qualcuno gli rivolga una domanda. Adulti sempre tagliati fuori non per scelta di Alex ma per scelta degli adulti, poi va da sé che ad Alex la cosa vada bene, perché così può fare quello che più gli piace, andare sullo skate, senza che nessuno gli rompa le palle. Adulti sempre fuori fuoco, sempre cioè indistinti, indifferenti l’uno dall’altro, indifferenti nei confronti di quello che capita ai loro figli perché hanno altro a cui pensare, indifferenti per l'altro. Ognuno ha i fatti suoi a cui pensare, per questo ognuno non dà fastidio agli altri per evitare di disturbare e di essere disturbati. Ognuno che pensa solo al suo egoismo.



In questo clima (il film è tratto dal romanzo omonimo di Blake Nelson, casa editrice Rizzoli) Alex uccide un metronotte. Non dice niente a nessuno, anche se c’è un testimone, un altro ragazzo un po’ cresciuto con la testa ancora da adolescente, amico di una sera, di quella fatidica sera, che non rivedrà mai più. Ma quello che preoccupa Alex non è che l’amico occasionale spifferi tutto, non ha paura di andare in galera, Alex ha una specie di senso di colpa che cerca di sfogare scrivendo un diario. Risponde anche alle domande di un detective della polizia (Daniel Liu), l’unico adulto che gli fa qualche domanda e che in qualche modo si interessa a lui. Ma nessuno sospetta di lui, l’indagine riguarda gli skater perché l’uccisone del metronotte è avvenuta nei pressi del parco per skater abusivo chiamato Paranoid park. Il senso di colpa di Alex è così vago, così ci verrebbe da dire recitato, che la sua vita prosegue normalmente come se nessun metronotte fosse stato tranciato in due per colpa sua. La cosa più sconcertante è proprio questa. Gli adulti assenti è chiaro che sono i veri responsabili della caduta di Alex negli inferi dell’omicidio, eppure si ha l’impressione che l’adulto Gus Van Sant se ne lavi le mani, come se volesse dire: se tutti gli adulti di oggi fossero come me, il mondo sarebbe migliore. Ottima dimostrazione di come sia un bravo regista, soprattutto di attori non professionisti, ma anche un bravissimo paraculo che con questo "compitino" si aggiudica il premio della giuria all'ultimo festival di Cannes. Con la scusa di raccontare gli adolescenti abbandonati a sé stessi, Gus Van Sant ancora non prova ad analizzarlo il mondo adulto che rovina quello giovanile. Un ultima cosa: la visione del metronotte tagliato in due che continua a muoversi era proprio necessaria?

12 commenti

Anonimo ha detto...

infatti! è la stessa cosa che ho pensato io: abbiamo capito che è bravo a girare. Ma elephant non bastava?

Roberto Junior Fusco ha detto...

Alicesue, Elephant bastava e avanzava. Quel film mi era piaciuto, questo è una specie di fotocopia svogliata.
Un saluto!

M.S. ha detto...

è singolare come a tutti noi che abbiamo visto paranoid park abbia colpito l'assenteismo delle pigure adulte accanto agli adolescenti. quanto alla tua risposta ad alicesue mi permetto di dire che, a mio parere, il giudizio su paranoid park non merita tanta durezza. non è una fotocopia svogliata, ma piuttosto un film che si inserisce in un particolare filone tematico e visivo elaborato da van sant. forse noteremo la cosa alla prossima pellicola che ricalca il genere. o forse, come hai detto tu, ci accorgeremo che van sant ha voluto godere della luce riflessa del bellissimo elephant.

chimy ha detto...

Concordo con la tua recensione...
La scena del metronotte tagliato in due è inutile e fuori luogo...

Un saluto

Roberto Junior Fusco ha detto...

Mario, ammetto che il giudizio su Van Sant, Paranoid park è una fotocopia svogliata di Elephant, può essere un po' eccessivo. Ma tanto è. Più che una copia svogliata, mi verrebbe da dire, adesso a mente fredda in un certo senso, che si tratta di una copia furbetta.
Chimy, la scena del metronotte ci sta davvero male.
Un saluto!

Deneil ha detto...

rece molto buona e quel giudizio tagliente alla fine ci sta troppo bene!personalmente non adoro van sant ma comunque lo vedrò..devo recuperare anche elephant comunque!

Luciano ha detto...

Questo è un film di cui ho letto spesso bene. Comunque tengo conto volentieri delle osservazioni che verificherò non appena lo avrò visto. Pensare che non ho stilato la mia classifica proprio perché mi manca questo film.

Anonimo ha detto...

è vero forse la visione del metronotte tagliato in due che continua a muoversi non era proprio necessaria...
ma il film è molto molto bello...

Anonimo ha detto...

Non mancherò di vederlo quando uscirà in DVD :)

Ti ringrazio per la visita sul mio blog!

Se vuoi, possiamo anche scambiarci i link ;)

Puoi farmelo sapere in un commento sul mio blog...

Grazie, a presto!

Anonimo ha detto...

Ottimo post, ma anche se una certa dose di paraculismo a Gus la riconosco, ho apprezzato il film ugualmente, inclusa la famosa scena gore.

Roberto Junior Fusco ha detto...

Deneil, vedilo e fammi sapere.
Luciano, stesso discorso.
Claudio, sul metronotte tagliato in due sono d'accordo.
Iohannes, recuperalo in DVD e fammi sapere. Per lo scambio link va benissimo!
Ester, paraculo esatto.
Un saluto a tutti!

Anonimo ha detto...

diciamocela tutta, diciamocela. Il film non è male - tra poco una recensione che ho nel cassetto sarà online - ma Gus Van Sant ci ha rotto le palle con il suo stile da cattivo ragazzo, da outsider che poi tanto outside non è. O no?