The illusionist: l'illusionista di Neil Burger
Diciamolo senza preamboli: The illusionist: l'illusionista è un film ben fatto ma terribilmente telefonato. C'è un lui che è povero, figlio di un artigiano ebanista, e c'è una lei che è bellina e ricca. Sono adolescenti e si piacciono ma la differenza di ceto li divide. Vengono separati a forza ma il destino li fa rincontrare molti anni dopo. Lui, Edward, è diventato Eisenheim (Edward Norton) un prestigiatore da tutto esaurito ad ogni spettacolo; lei, Sophie (Jessica Biel), nel frattempo si è fidanzata con il principe d'Austria Leopold (Rufus Sewell).
Intorno a questo triangolo si aggira l'ispettore Uhl (Paul Giamatti) attratto dalla bravura di Eisenheim e contemporaneamente disposto a tutto pur di rimanere simpatico all'erede al trono.
Sul principe ereditiero il popolo ne sa di cotte e di crude come il fatto che ha picchiato a morte una sua fidanzata passandola liscia. Dicerie? Leggende? Visione parziale o distorta della realtà? Uhl, per non perdere la sua posizione di privilegio, lo giudica un progressista e nega le cattiverie sul suo conto, ha fiducia nel principe proprio perché in lui ripone tutte le sue speranze di carriera.
Partendo da queste incertezze, il mago Eisenheim attua il suo piano per riprendersi Sophie. Alle ipotetiche menzogne o verità sul conto di Leopold si vanno ad aggiungere le dicerie su Eisenheim sulle sue simpatie per l'occulto e le menzogne che attua (queste sì accertate) pur di raggiungere il suo scopo. Avrà complici consapevoli e inconsapevoli che lo aiuteranno ad ottenere quello che vuole: riprendersi l'amore della sua vita e, se vogliamo, ritirarsi dopo una vita di sacrifici.
Tutti i personaggi (sceneggiatura del regista Neil Burger tratta dal racconto di Steven Millhauser) a ben vedere vogliono la stessa cosa: elevare la loro posizione sociale ed ottenere così la tanto desiderata felicità. Lo vuole Edward fin da bambino quando usa i trucchi di prestigio, insegnatigli da un illusionista vagabondo, per riempire di meraviglia la piatta vita di Sophie. Lo vuole per uscire dalla vita di stenti che sembra aver condannato il padre ebanista. Lo vuole Uhl che sogna un futuro come sindaco di Vienna, lo vuole la ricca Sophie (pur non avendo mai dimenticato l'amichetto-fidanzatino dell'adolescenza) accasandosi con il principe Leopold, e lo vuole il principe stesso che non vede l'ora di metter le mani sul trono d'Austria. "L'apparizione" di Eisenheim stravolgerà i loro piani?
Che il personaggio chiave sia l'ispettore Uhl appare evidente da subito. Appassionato di manipolazione, prestigiatore dilettante, Uhl è affascinato da Eisenheim e questo il grande mago lo sa e non si farà scrupoli per trarne vantaggio. È lui l'elemento debole, sempre in bilico tra ragione e sentimento, tra il credere a una cosa per poi ripensarci, sballottolato da tutte le parti ora credendo a uno ora credendo a un altro, ora favorendo la sua carriera di ispettore ora dando ascolto al suo lato irrazionale e credulone finendo ancor di più nella rete dell'illusionista furbo.
Se si parla di illusionismo è ovvio che niente è come sembra (lo ribadisce anche la locandina italiana della pellicola), è ovvio che l'illusionista non è sparito così come è ovvio che la signorina non è stata realmente tagliata in due. Come se ne presenta l'occasione Eisenheim trasforma Uhl nel pollo e sfrutta il suo lato suggestionabile fino al finale in cui fa ritorno il lato razionale. L'ispettore improvvisamente capisce tutto, capisce che è stato usato, tutto gli è chiaro in pochi secondi quando oramai è troppo tardi. Uhl perde l'innocenza e ride perché capisce quanto è stato fesso mentre il mago e la sua bella vivono felici e contenti e il principe fa la sua giusta fine da tiranno. Tutto come in una favola che finisce alla stessa maniera de I soliti sospetti. Ma si può?
Intorno a questo triangolo si aggira l'ispettore Uhl (Paul Giamatti) attratto dalla bravura di Eisenheim e contemporaneamente disposto a tutto pur di rimanere simpatico all'erede al trono.
Sul principe ereditiero il popolo ne sa di cotte e di crude come il fatto che ha picchiato a morte una sua fidanzata passandola liscia. Dicerie? Leggende? Visione parziale o distorta della realtà? Uhl, per non perdere la sua posizione di privilegio, lo giudica un progressista e nega le cattiverie sul suo conto, ha fiducia nel principe proprio perché in lui ripone tutte le sue speranze di carriera.
Partendo da queste incertezze, il mago Eisenheim attua il suo piano per riprendersi Sophie. Alle ipotetiche menzogne o verità sul conto di Leopold si vanno ad aggiungere le dicerie su Eisenheim sulle sue simpatie per l'occulto e le menzogne che attua (queste sì accertate) pur di raggiungere il suo scopo. Avrà complici consapevoli e inconsapevoli che lo aiuteranno ad ottenere quello che vuole: riprendersi l'amore della sua vita e, se vogliamo, ritirarsi dopo una vita di sacrifici.
Tutti i personaggi (sceneggiatura del regista Neil Burger tratta dal racconto di Steven Millhauser) a ben vedere vogliono la stessa cosa: elevare la loro posizione sociale ed ottenere così la tanto desiderata felicità. Lo vuole Edward fin da bambino quando usa i trucchi di prestigio, insegnatigli da un illusionista vagabondo, per riempire di meraviglia la piatta vita di Sophie. Lo vuole per uscire dalla vita di stenti che sembra aver condannato il padre ebanista. Lo vuole Uhl che sogna un futuro come sindaco di Vienna, lo vuole la ricca Sophie (pur non avendo mai dimenticato l'amichetto-fidanzatino dell'adolescenza) accasandosi con il principe Leopold, e lo vuole il principe stesso che non vede l'ora di metter le mani sul trono d'Austria. "L'apparizione" di Eisenheim stravolgerà i loro piani?
Che il personaggio chiave sia l'ispettore Uhl appare evidente da subito. Appassionato di manipolazione, prestigiatore dilettante, Uhl è affascinato da Eisenheim e questo il grande mago lo sa e non si farà scrupoli per trarne vantaggio. È lui l'elemento debole, sempre in bilico tra ragione e sentimento, tra il credere a una cosa per poi ripensarci, sballottolato da tutte le parti ora credendo a uno ora credendo a un altro, ora favorendo la sua carriera di ispettore ora dando ascolto al suo lato irrazionale e credulone finendo ancor di più nella rete dell'illusionista furbo.
Se si parla di illusionismo è ovvio che niente è come sembra (lo ribadisce anche la locandina italiana della pellicola), è ovvio che l'illusionista non è sparito così come è ovvio che la signorina non è stata realmente tagliata in due. Come se ne presenta l'occasione Eisenheim trasforma Uhl nel pollo e sfrutta il suo lato suggestionabile fino al finale in cui fa ritorno il lato razionale. L'ispettore improvvisamente capisce tutto, capisce che è stato usato, tutto gli è chiaro in pochi secondi quando oramai è troppo tardi. Uhl perde l'innocenza e ride perché capisce quanto è stato fesso mentre il mago e la sua bella vivono felici e contenti e il principe fa la sua giusta fine da tiranno. Tutto come in una favola che finisce alla stessa maniera de I soliti sospetti. Ma si può?
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