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In questo mondo libero di Ken Loach

Il mondo del lavoro di oggi, si sa, è ricco di fregature, in continuo cambiamento, sospeso tra legalità e illegalità, mal pagato, precario. È un lavoro che è difficile trovare quando si hanno tutte le carte in regola, figuriamoci quando a cercarlo sono tantissime mani alzate di immigrati, magari clandestini. Il lavoro però resta un diritto di tutti perché ci permette di vivere, ci dà dignità.
Se dall'altra parte chi procura il lavoro è una giovane madre con la voglia di riscattarsi ma senza la giusta coscienza/esperienza, il quadro che esce fuori è desolante, dispersivo, ambiguo, con pochissime possibilità di uscita. Angie (Kierston Wareing) ci mette anima e cuore perché è stufa di una vita lavorativa alle dipendenze di qualcuno, vuole provarci per non fare la fine di suo padre, per dare una vita più agiata a suo figlio Jamie (Joe Siffleet). Brucia le tappe, fa molti errori, compie azioni scorrette e illegali, infligge molti torti ai suoi lavoratori ma non se ne cura più di tanto perché la sua unica preoccupazione è quella di sistemare se stessa. La situazione gli sfugge di mano, non si rende conto che anche adesso fa sempre parte dello stesso meccanismo, ha solo cambiato ruolo, muove solo altri ingranaggi.
In questo mondo libero... bisogna sopravvivere costi quel che costi, vince la legge del più forte, del più numeroso, del più prepotente, del più furbo, del più determinato. In questo mondo libero... (titolo originale It's a free world...) ci sono due fazioni separate che hanno bisogno l'uno dell'altro eppure si fanno spesso la guerra; due fronti con più punti in comune di quanto non si direbbe. Ogni parte in gioco ha le sue ragioni e sarà la rivendicazione di queste, da una parte e dall'altra, a portare un po' di precario equilibrio.
Le due parti in gioco (sceneggiatura scritta dal solito Paul Laverty) hanno sì delle parti in comune ma anche delle grosse differenze. Angie è la classica inglese bionda che gira a procurar/si lavoro in sella alla sua moto, la sua amica coinquilina e collega Rose (Juliet Ellis) una mulatta perfettamente integrata che per via delle sue origini avrà più di una volta qualcosa da ridire sugli atteggiamenti poco corretti dell'amica. Nonostante tutto non la abbandonerà. Dall'altra parte il degrado di persone e famiglie costrette a vivere in stamberghe o alla meglio in accampamenti di roulotte. Una folla disperata disposta a tutto pur di sopravvivere.
Ken Loach pur simpatizzando per gli immigrati lavoratori, vedi il polacco Karol (Leslaw Zurek) e l'iraniano senza permesso di soggiorno, mantiene uno sguardo obiettivo nel raccontare questa situazione. Non può far altro che mostrarci le ragioni dell'uno e quelle dell'altro e le sue inevitabili conseguenze come a voler dire: se le cose restano così non può che finire in questo modo.

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