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L'ultimo squalo di Enzo G. Castellari


Dopo l'uscita de Lo squalo e del suo primo sequel Enzo G. Castellari tira fuori una storia clone che sbanca i botteghini di mezzo mondo compresi quelli USA tanto da far incazzare i dirigenti della Universal. I capoccia dello studio boicottano il film per plagio del romanzo di Benchley e lo fanno ritirare dai molti circuiti cinematografici anglofoni.
Effettivamente la sceneggiatura di Marc Princi e Vincenzo Mannino (il soggetto è di Ugo Tucci) è una fotocopia spudorata dei film di Spielberg e Szwarc*, con il mostro marino che minaccia una comunità nel bel mezzo di un festeggiamento, ma la mano di Castellari vi si distacca (nel bene e nel male) confermando a tutti di essere (se non altro) il numero uno in Italia per le storie di avventura e azione, a pari merito (forse) solo con Lenzi.

Girato con un budget ridicolo, se paragonato a quello dei mostri acquatici americani, L'ultimo squalo ha incontrato qualche difficoltà in fase di lavorazione per problemi di sceneggiatura che venivano risolti sul set improvvisando scene di sana pianta, e a causa dello squalo meccanico creato da Georgio Ferrari che ogni tanto si inceppava. Non essendoci molti soldi a disposizione la copia meccanica consisteva solamente nella parte superiore dell'animale come ricorda anche in una battuta il cacciatore di squali del film interpretato da Vic Morrow.
Nonostante questi problemi il pubblico americano, certamente capace di riconoscere i film cloni a cazzo di cane da quelli fatti bene, ha premiato il film con incassi superiori ad ogni aspettativa. Dopo il ritiro del film, prodotto da Maurizio Amati e Tucci, Enzo G. Castellari dà inizio ai suoi film postapocallittici.

*: talmente tanto sfacciata che in Spagna è stato distribuito come Lo Squalo 3 mentre in Brasile addirittura lo hanno titolato con il 4.

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