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Il disco volante di Tinto Brass

Anno 1964, Alberto Sordi mattatore trasformista come non mai, Silvana Mangano e Monica Vitti i nomi femminili di spicco. Un'altra storia di alieni in Italia, questa volta in Veneto. Il film si chiama Il disco volante e lo dirige uno che se lo conosci solo per il suo presente (se credi cioè che i film che fa adesso li fa da sempre) non lo penseresti mai: Tinto Brass.
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Dopo l'esordio indipendente nel 1963 con Chi lavora è perduto, l'anno successivo Tinto Brass gira il documentario Il fiume della rivolta. Quanto basta per farsi notare da Dino De Laurentiis il quale lo stesso anno lo chiama per un film a episodi intitolato La mia signora. Insieme a Brass un altro regista più o meno alle prime esperienze, Luigi Comencini. Chi aveva maggiore esperienza era certamente Mauro Bolognini il terzo regista coinvolto nel film. A Brass vengono affidati gli episodi L'uccellino e L'automobile. Soddisfatto del suo lavoro, De Laurentiis nello stesso anno gli affida la regia della commedia Il disco volante.

Rodolfo Sonego, sceneggiatore tra i migliori mai avuti in Italia, ribalta in questo film il concetto da sempre più quotato quando si parla di atterraggi alieni. Invece dei soliti visitatori ostili tipici della cinematografia statunitense qui il ruolo del mostro è affidato all'uomo e alla sua società piramidale che fa di tutto per mantenere invariata la base e il vertice. I poveri come Vittoria (Silvana Mangano) restano poveri anzi impoveriscono sempre più, stesso discorso per gli intoccabili ricchi come la contessa Crosara (Graziella Polesinanti). E le vie di mezzo? Se si mettono di mezzo fanno una brutta fine, e non a caso tutti i personaggi interpretati da Alberto Sordi, il carabiniere Berruti (che parla come la Annunziata) per aver obbedito gli ordini del suo superiore, il conte Momi Crosara perché manovrato dalla tremenda madre paralitica, l'impiegato Marsicano in quanto amante di Dolores (Monica Vitti), la moglie del sindaco, il beone Don Giuseppe, tutti loro si ritrovano alla fine del film rinchiusi nello stesso manicomio con la scusa di aver visto cose da pazzi. Gli alieni scatenano tutto questo involontariamente e sempre senza volerlo diventano a loro volta intralcio per le tresche umane e dunque vittime. Solo per Vittoria potrebbero diventare la fine dei suoi guai economici, ma anche per lei tutto tornerà/resterà come prima. Dei due che atterrano sul nostro pianeta (dal costume capiamo che si tratta di un maschio e di una femmina) uno finisce ammazzato l'altro se la dà a gambe.

Rispetto agli americani, che in quegli stessi anni vedevano negli sbarchi alieni un pericolo per la Terra, Sonego e Brass (già a lavoro insieme a Sordi nel citato La mia signora) fanno autocritica sull'uomo (vittime e carnefici hanno le loro belle colpe) all'italiana maniera cioè facendo ridere.

Ne Il disco volante Brass si sbizzarisce in alcune sequenze con effetti di montaggio e di fotografia che non è una esagerazione definire psichedelici.

Riuscite le prove degli attori e Sordi trasformista, per forza di cose, la fa da padrone. La Vitti che sussurra all'amante Dario Marsicano in vena di recitar poesie -Dime porca che me piase de più- strappa una risata davvero improvvisa. Non vorrei dire una cazzata ma credo che questo sia per Monica Vitti il suo primo ruolo comico.

Del Brass che oggi tutti conosciamo, a parte questa frase, una brevissima scosciata con autoreggente vista attraverso i vetri bagnati di una automobile e un quarto di chiappa upskirt anch'essa veloce, non c'è assolutamente niente. Che siano avvisaglie timide (Tinto Brass timido?) del Brass che verrà non lo so né mi interessa più di tanto. Il disco volante, a prescindere da chi è il suo regista, appartiene proprio ad un'altra epoca.

Qualcuno riconosce nel film Erika Blank alla sua prima apparizione?



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