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Storia segreta di un lager femminile (Bamboo house of dolls) di Kuei Chih Hung

Seconda guerra mondiale. Durante una sanguinosa imboscata dei giapponesi Jennifer (Birte Tove), una infermiera americana, si ribella e finisce così in un campo di concentramento. Appena giunta assiste alle prime scene di violenza: alcune detenute vengono infatti costrette da una sadica secondina a frustare una loro compagna fino alla morte. Una di loro fugge inorridita, ma nessuno dei soldati di guardia spara. La ragazza raggiunge così il muro, fa per scavalcarlo ma viene fulminata dall'elettricità che passa nel filo spinato.

Jennifer capisce (sulla sua pelle e da quanto ha appena visto) che ribellarsi non serve a niente. Arrivano solo guai se si è mossi da un impulso emotivo, dalla rabbia che ti sale improvvisa. La vendetta è un piatto che va servito freddo, bisogna pianificarla, tocca organizzarsi per la grande fuga, studiare le compagne per capire di chi fidarsi e di chi no, scoprire che (motivo in più per scappare) fuori c'è un tesoro d'oro destinato al movimento partigiano, che il cuoco stesso (Lo Lieh) è un partigiano in incognito pronto ad aiutare lei e le sue compagne nel piano evasivo. Nel frattempo tocca continuare a subire le mille violenze chi in silenzio, chi scoprendone un inaspettato piacere.

Storia segreta di un lager femminile(Nu ji zhong ying, Bamboo house of dolls) è uno di quei WIP imprescindibili per gli amanti (un po' malati) del genere. Ci sono tutti gli elementi che hanno codificato il genere: la protagonista giovane e innocente, la secondina lesbica che ama sottomettere sadicamente le detenute, violenza ed erotismo a più non posso, l'uomo di cui innamorarsi, la fuga dalla prigione inferno. Tutto questo senza voler denunciare le condizioni delle carceri e delle detenute, raccontando semplicemente una storia, di formazione se vogliamo, un'avventura adulta destinata non ad un happy end. Produce la mitica Shaw Brothers di Hong Kong (tenete d'occhio la Celestial Pictures) e la loro mano si fa notare soprattutto nella seconda parte in cui come conseguenze all'evasione abbondano arti marziali (Lieh era un maestro in questo campo) e sparatorie.

Diretto da Kuei Chih Hung (regista di La grande rapina), Storia segreta di un lager femminile oltre ad essere uno dei WIP più violenti che mi sia capitato di vedere è anche quello che ha ottenuto più attenzione da parte dei distributori. In Francia infatti è stato proiettato addirittura nelle sale d'essai con il titolo di Camps d'amour pour chiens jaunes.


2 commenti

Luciano ha detto...

Questo film mi incuriosisce molto. Grazie per la segnalazione.

Roberto Junior Fusco ha detto...

È uno dei WIP imprescindibili. Dopo Women in cages (Rivelazioni di un'evasa da un carcere femminile) e Storia segreta di un lager femminile (Bamboo house of dolls) prima o poi parlerò anche dei film italiani appartenenti al genere. Ci sarebbe da parlare anche dei WIP di Jess Franco e del brasiliano Antonio Galante. Insomma materiale ce n'è.