Giorni perduti di Billy Wilder
Suo fratello Wick (Phillip Terry) non ne può più di lui, delle sue bugie, del suo modo di fare. Helena (Jane Wyman), la sua fidanzata, vorrebbe tanto aiutarlo ma non sa come.
Tra i primi film a trattare apertamente il tema dell’alcolismo, Giorni perduti (The lost week-end) segue per alcuni giorni le vicende di Don (Ray Milland) che beve perché si sente un Dio anche se ciò gli impedisce di scrivere il romanzo che ha in mente e che vorrebbe chiamare «La bottiglia». Senza una lira, inventa modi diversi per soddisfare il vizio che annulla il suo mal di vivere: ruba, dice bugie, chiede soldi in prestito a una ragazza (Doris Dowling), prova a vendere alcuni oggetti, porta al banco dei pegni la sua macchina da scrivere. La sua è una vera e propria ossessione, qualsiasi cosa/avvenimento lo porta a ricadere nell’errore, a scivolare sempre di più nella schiavitù totale.
L’alcolismo di Don è mostrato senza preamboli, nulla è suggerito, basti pensare alle sue continue tappe al bar di Nat (Howard Da Silva) così come all’allucinazione con il topo e il pipistrello. Ci manca solo una vomitata, ma nel 1945 forse era mostrare troppo. Ottimo utilizzo da parte del regista Billy Wilder delle profondità di campo, vedi la scena della telefonata fatta di nascosto ad Helena; l’inquadratura con la bottiglia in primo piano che Don osserva da dietro; la breve scena del telefono che squilla (è Helena che lo chiama preoccupata?) con il quale Don, sempre in secondo piano, parla.
Dietro a tutto questo c’è New York, la gigantesca metropoli creatrice nella fiction (Taxi Driver tanto per fare un nome) come nella realtà di tanti alienati. Tutto molto cupo con qualche momento ironico bilanciante, realistico nel descrivere l’estraniazione, pessimista. Finale a parte.
Produzione – Charles BrackettTra i primi film a trattare apertamente il tema dell’alcolismo, Giorni perduti (The lost week-end) segue per alcuni giorni le vicende di Don (Ray Milland) che beve perché si sente un Dio anche se ciò gli impedisce di scrivere il romanzo che ha in mente e che vorrebbe chiamare «La bottiglia». Senza una lira, inventa modi diversi per soddisfare il vizio che annulla il suo mal di vivere: ruba, dice bugie, chiede soldi in prestito a una ragazza (Doris Dowling), prova a vendere alcuni oggetti, porta al banco dei pegni la sua macchina da scrivere. La sua è una vera e propria ossessione, qualsiasi cosa/avvenimento lo porta a ricadere nell’errore, a scivolare sempre di più nella schiavitù totale.
L’alcolismo di Don è mostrato senza preamboli, nulla è suggerito, basti pensare alle sue continue tappe al bar di Nat (Howard Da Silva) così come all’allucinazione con il topo e il pipistrello. Ci manca solo una vomitata, ma nel 1945 forse era mostrare troppo. Ottimo utilizzo da parte del regista Billy Wilder delle profondità di campo, vedi la scena della telefonata fatta di nascosto ad Helena; l’inquadratura con la bottiglia in primo piano che Don osserva da dietro; la breve scena del telefono che squilla (è Helena che lo chiama preoccupata?) con il quale Don, sempre in secondo piano, parla.
Dietro a tutto questo c’è New York, la gigantesca metropoli creatrice nella fiction (Taxi Driver tanto per fare un nome) come nella realtà di tanti alienati. Tutto molto cupo con qualche momento ironico bilanciante, realistico nel descrivere l’estraniazione, pessimista. Finale a parte.
Sceneggiatura - Charles Brackett, Billy Wilder (dal romanzo di Charles Jackson)
Fotografia – John F. Seitz
Effetti speciali fotografici – Gordon Jennings
Scenografie – Hans Dreier, Earl Hedrick, Bertram Granger
Costumi – Edith Head
Musiche – Miklos Rozsa
Montaggio – Doane Harrison
7 commenti
Ciao caro Roberto, bravo! Questo film l'avevo del tutto dimenticato, devo rivederlo, ce l'ho sicuramente: Billy Wilder, è uno dei miei preferiti... Ray Milland era tagliato per parti come questa, un po' ambigue, non del tutto cattivo, e non buono...
Come stai?
Vedo benone, scrivi moltoe molto bene.
Io forse ho trovato il posto per il blog.. ora ci ho ripostato i vecchi, ero indecisa se perderli, chiudendo il vecchio..poi ho deciso di 'importare' il blog, post e commenti, su Wordpress...ma non vedo l'ora di ricominciare a scrivere, sono inattiva da tanto e nel frattempo ho accumulato parecchi film di quelli che mi piacciono... Spero di farcela...
Bel film. Certo, non all'altezza dei capolavori di Wilder successivi (d'altronde - qualche noir a parte - il buon Billy era nato per fare commedie), ma comunque notevole.
Ciao!
Se si parla di Wilder, con me si sfonda una porta aperta. Lo adoro da sempre.
Detto questo, "Giorni perduti" è uno dei suoi film più (ingiustamente) dimenticati.
Complimenti per averlo recensito.
Dea Silenziosa, allora se Wilder è uno dei tuoi preferiti mi permetto di consigliari il blog dell'amico Mr Hamlin. Trovi il suo commento qui sopra. Ho visto il tuo nuovo blog di sfuggita. Ho notato che oltre a riportare i tuoi vecchi post, come ho fatto anche io quando mi sono trasferifo qui, hai trasferito anche i commenti. Doppio lavoraccio complimenti per la pazienza.
Io sto effettivamente benone. Sono contento che piano piano ti stai riorganizzando. Il web sentiva la tua mancanza. Passerò quanto prima da te, magari per commentare qualcosa di inedito.
Christian, Wilder era incredibile. Poteva fare quello che gli pareva. Le sue commedie però,sono d'accordo con te, sono insuperabili.
Mr. Hamlin, un gran bel film davvero. Grazie a te.
Su Billy Wilder non posso che unirmi ai comemnti positivi. Un regista immenso, certo questo film è notevole e molti registi vorrebbero avere nella loro filmografia Giorni perduti, il fatto è che Billy Wilder ha girato per me almeno tre capolavori (in effetti tre commedie)di insuperabile bellezza.
A mio avviso un capolavoro, il miglior film sull'alcolismo mai fatto tanto più per la sua eleganza formale che lo rende ancora più atroce. Le trovate visive di Wilder per mostrare la "dipendenza" sono una migliore dell'altra. Vedi la sagoma della bottiglia sul lampadario..
Luciano,Wilder va visto, discusso. Le sue commedie dovrebbero essere materia obbligatoria a scuola.
Salvatore, la bottiglia sul lampadario è importante. Come dimenticare la sua espressione dopo la scoperta?
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