Breaking news di Johnnie To
Una regia da paura, e trattandosi di Johnnie To non c’è da meravigliarsi. Non c’è solo il celebre piano sequenza iniziale, c’è veramente tanto altro. Un’invenzione dietro l’altra, accelerazioni, frenate, un ritmo perfetto.
La storia di Breaking news (Daai si gin) è presto detta: un gruppo di criminali che riesce a farsi beffa della polizia scatenando una guerra, non solo dal punto di vista degli scontri a fuoco, attraverso l’utilizzo dei mezzi d’informazione.
Poliziotti tagliati con l’accetta: l’ispettore giovane cocciuto che se non li cattura muore; quello prossimo alla pensione che non aspettava che questo da una vita; una tenente dell’antimafia al passo con i tempi che ha l’idea di sfruttare il fattore mediatico; il suo superiore con il quale c’è stato qualcosa. E poi i classici malviventi dotati di un’etica. Qui di gang criminali ce ne sono due che trovato rifugio casualmente nello stesso palazzo stringono un patto di alleanza. Oltre quella che la polizia insegue c’è anche una coppia di killer professionisti.
È proprio la critica verso l’informazione il punto di maggior forza della pellicola. Mentre i buoni poliziotti camuffano le immagini per ottenere l’appoggio delle televisioni e quindi del pubblico, i criminali mostrano le cose così come stanno senza accorgimenti. Ecco allora, ad esempio, che le false riprese dei criminali in ritirata fornite dalle forze dell’ordine vengono smentite poco dopo dalle foto autentiche dei poliziotti messi in fuga dall’esplosione di una bombola del gas.
Nonostante la battaglia sul piano mediatico venga vinta dai criminali, la guerra avrà un esito diverso. Alla fine la giustizia dei buoni trionfa. Gli onesti, dal punto di vista mediatico, criminali vengono uccisi senza troppi complimenti. La tecnologia che tanto li aveva aiutati a prendersi gioco della polizia alla fine gli si rivolterà contro. Con la sua completa obiettività sarà proprio la tecnologia a smascherare l’ultimo criminale rimasto, in una sequenza bellissima debitrice del cinema di Alfred Hitchcock.
Personaggi e interpreti:
Rebecca Fong (tenente dell’antimafia) – Kelly Chen
Eric Yang (sovrintendente dell’antimafia) – Cheung Siu-Fai
Chong (ispettore dell’anticrimine) – Nick Cheung
Hoi (il poliziotto anziano) – Hui Shiu Hung
Yuen (capo dei malviventi) – Richie Ren
Long (altro delinquente) – Ding Hai Feng
Grace (relazioni esterne, la responsabile dei falsi filmati) – Maggie Siu
Sceneggiatura – Chan Hing Kai, Ip Tin Shing
Fotografia – Siu-Keung Cheng
Scenografie – Bruce Yu, Raymond Chan
Costumi – Steven Tsang
Musiche – Ben Cheung, Ching Chi Wing
Montaggio - David Richardson
La storia di Breaking news (Daai si gin) è presto detta: un gruppo di criminali che riesce a farsi beffa della polizia scatenando una guerra, non solo dal punto di vista degli scontri a fuoco, attraverso l’utilizzo dei mezzi d’informazione.
Poliziotti tagliati con l’accetta: l’ispettore giovane cocciuto che se non li cattura muore; quello prossimo alla pensione che non aspettava che questo da una vita; una tenente dell’antimafia al passo con i tempi che ha l’idea di sfruttare il fattore mediatico; il suo superiore con il quale c’è stato qualcosa. E poi i classici malviventi dotati di un’etica. Qui di gang criminali ce ne sono due che trovato rifugio casualmente nello stesso palazzo stringono un patto di alleanza. Oltre quella che la polizia insegue c’è anche una coppia di killer professionisti.
È proprio la critica verso l’informazione il punto di maggior forza della pellicola. Mentre i buoni poliziotti camuffano le immagini per ottenere l’appoggio delle televisioni e quindi del pubblico, i criminali mostrano le cose così come stanno senza accorgimenti. Ecco allora, ad esempio, che le false riprese dei criminali in ritirata fornite dalle forze dell’ordine vengono smentite poco dopo dalle foto autentiche dei poliziotti messi in fuga dall’esplosione di una bombola del gas.
Nonostante la battaglia sul piano mediatico venga vinta dai criminali, la guerra avrà un esito diverso. Alla fine la giustizia dei buoni trionfa. Gli onesti, dal punto di vista mediatico, criminali vengono uccisi senza troppi complimenti. La tecnologia che tanto li aveva aiutati a prendersi gioco della polizia alla fine gli si rivolterà contro. Con la sua completa obiettività sarà proprio la tecnologia a smascherare l’ultimo criminale rimasto, in una sequenza bellissima debitrice del cinema di Alfred Hitchcock.
Personaggi e interpreti:
Rebecca Fong (tenente dell’antimafia) – Kelly Chen
Eric Yang (sovrintendente dell’antimafia) – Cheung Siu-Fai
Chong (ispettore dell’anticrimine) – Nick Cheung
Hoi (il poliziotto anziano) – Hui Shiu Hung
Yuen (capo dei malviventi) – Richie Ren
Long (altro delinquente) – Ding Hai Feng
Grace (relazioni esterne, la responsabile dei falsi filmati) – Maggie Siu
Sceneggiatura – Chan Hing Kai, Ip Tin Shing
Fotografia – Siu-Keung Cheng
Scenografie – Bruce Yu, Raymond Chan
Costumi – Steven Tsang
Musiche – Ben Cheung, Ching Chi Wing
Montaggio - David Richardson
4 commenti
Questa idea dello sfruttamento dei media manipolati ad hoc, è sempre di bell'effetto, almeno emotivo ed etico: l'abbiamo vista in V for Vendetta, ma ricordo anche un film poco noto di molti anni fa, con Arnold Schwarznegger, ambientato in un futuro prossimo immaginario, in cui le folle venivano totalmente plagiate dal potere tramite la televisione...credo si intitolasse 'L'implacabile', in italiano, e come in questo film venivano mostrate, a mò di spettacolo di grande richiamo, le 'cacce' a criminali che venivano falasamente lasciati 'liberi' di fuggire per poi superare nemici e ostacoli mortali... ma i filmati erano falsati perché i criminali (che spesso non erano tali) erano messi in condizione di inferiorità e uccisi dalla polizia con metodi scorretti, mentre al pubblico veniva mostrato sempre un combattimento equo, e talora anche che le 'prede' superassero le prove e sfuggissero alla caccia...
Sì, sono d'accordo con te, la critica verso i media, e l'uso scorretto che ne viene fatto dal potere, è un tema che affascina sempre... : forse per il timore che un giorno accada davvero...
Mamma mia che film!
Mamma mia che regista che è Johnnie To!!!
Concordo praticamente con ogni singola parola ^__^
A me il film ha molto deluso: una buona idea sviluppata male. Resta l'eccezionale piano sequenza iniziale (spesso metto su il dvd per vedermi quei primi dieci minuti, e poi lo tolgo), ma non basta per fare un film decente
Dea silenziosa, L'implacabile lo ricordo abbastanza bene. Uno dei migliori film con Schwarzy.
Weltall, Un filmetto niente male per davvero.
Christian, Mi dispiace che non siamo d'accordo. Ma non possiamo esserlo sempre. È proprio questo il bello però, o no?
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