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Factotum di Bent Hamer

Ho letto qualcosa di Bukowski quand'ero ragazzino. Di lui mi piaceva l'ironia che metteva nelle cose di tutti giorni: i personaggi un po' fuori di testa, uno su tutti quello del racconto Compagno di sbronze; la vita sconsiderata; e tutto questo pur di raggiungere (o forse per aiutare a raggiungere) lo scopo unico della sua vita: scrivere. Scrivere è l'unica vera droga per Bukowski, l'unico vero motivo per continuare a vivere. Questo di lui mi piaceva. Questo mi è piaciuto nel film di Bent Hamer Factotum, tratto dall'omonimo libro dello scrittore. Ogni lavoro di merda, ogni situazione di merda come dormire la notte su una panchina perché non si ha una casa, tutto può sopportare Charles Bukowski purché possa continuare a scrivere per raccontare la sua versione dei fatti, la sua versione del mondo. Non esiste una gioia più grande se si raggiunge questo scopo. Nel film la sua figura è raccontata senza scadere nella retorica o nei cliché, senza calcare troppo la mano su uno dei suoi numerosi vizi, ed è interpretata da un Matt Dillon in grado per primo di non scadere nel luogo comune e di affrontare il personaggio da un punto di vista più umano e introspettivo. Perché Bukowski era uno scapestrato ma con un cervello e molte delle cose dissennate che faceva avevano un senso più profondo.

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