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Qualunquemente di Giulio Manfredonia

C'è una cosa per certi versi agghiacciante nel film Qualunquemente e cioè il rapporto tra Cetto e suo figlio Melo. Il primo sappiamo tutti chi è, il politico calabrese (nato nel 2003 dalla mente di Antonio Albanese nel programma della RAI Non c'è problema) che scende in campo per porre rimedio ai suoi guai giudiziari, schiavo delle fica, arrogante, maleducato, mostruosamente ignorante, Cetto La Qualunque, lo dice lui stesso, è il nuovo che avanza, un nuovo fatto di un vuoto che ha scanzato tutto ciò che rimaneva della buona creanza, dell'etica, della morale. Cetto è la dimostrazione che la sua generazione ha rovinato e continua a rovinare impedendo alla nuova di poter fare qualcosa per contrastare questo andazzo. Dopo quattro anni di esilio "forzato" in sud America torna in Italia e si organizza subito -per evitare il gabbio- candidandosi come sindaco del suo paese. Lo aiutano i suoi amici di sempre e Gerry (Sergio Rubini) un esperto di immagine (pugliese che si spaccia per milanese, salvo poi tradirsi quando perde le staffe) che tra le tante cose gli consiglia, in nome del valore della famiglia, di lasciar perdere la seconda moglie sud americana (dalla quale ha avuto una figlia) e di dedicarsi al rapporto con il figlio. E qui torniamo a bomba. Melo, lontano dal padre per qualche anno, è un ragazzino sensibile, l'esatto opposto del genitore, una vera delusione per lui che non accetta i suoi abbracci prolungati, la sua fidanzatina senza tette e culo, la sua emotività di fronte al cane morto, il fatto che non fuma e che va in giro sul motorino indossando il casco. Deve rieducarlo, lo porta a caccia e a pesca, a mignotte, a un poligono di tiro, fino a farlo finire in galera per non compromettere la sua campagna elettorale. Melo uscirà trasformato, fotocopia del padre, fagocitato da un sistema che non lascia grossi margini di scampo.

Qualunquemente raccontando la genesi del personaggio di Cetto La Qualunque fotografa l'Italia rovinata dalla politica puttaniera, fuorilegge e assassina meglio di molti film che si prendono sul serio. I difetti e le furbate, come le varie frasi ad effetto già sentite da 7-8 anni a questa parte passano in secondo piano. Il film di Giulio Manfredonia capita a fagiolo, anche se a giudicare dall'andazzo italico poteva uscire benissimo anche fra sei mesi.

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