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Il Caimano di Nanni Moretti

Generalmente quando una pellicola ottiene una particolare attenzione da parte dei media o si tratta di boiate pazzesce oppure di lavori destinati a non essere compresi, per via di un tema trattato che cattura l'attenzione dei giornalisti oscurando completamente il resto. A Il Caimano, ultimo lavoro di Nanni Moretti, è toccata questa sorte. Stampa e televisioni, quasi tutte, hanno ricamato per benino sul tema Silvio Berlusconi tralasciando, volutamente, altri temi presenti nella pellicola.
A Bruno Bonomo (Silvio Orlando), dimenticato (-La festa di Dino Risi? Dino Risi non mi invita più-) produttore di b-movies come Cataratte, Mocassini Assassini, Stivaloni Porcelloni, Violenza a Cosenza, La Vendetta delle streghe assatanate, I Piedi di Laura, Una poliziotta con i tacchi a spillo, Susy la Misogina, Le ultime parole di Bendanera, Vigilia di sangue per lo sceriffo Clark, Maciste contro Freud e Oceano di Paura capita tra le mani una sceneggiatura di Teresa Mantero, una giovane ragazza (Jasmine Trinca). La legge un po' distrattamente per via del fatto che si sta separando dalla moglie Paola (Margherita Buy), sua musa ai tempi in cui girava film. Complicano la situazione i figli piccoli, figli che in qualche modo hanno intuito che qualcosa si è rotto. Legge Il Caimano in questa condizione e non si accorge che il personaggio a cui piovono letteralmente il testa milioni di lire, che corrompe un finanziere troppo sveglio (Valerio Mastandrea), è - chiaramente - niente di meno che Silvio Berlusconi. Lui che il Cavaliere lo ha anche votato. Franco Caspio (Giuliano Montaldo), suo regista di fiducia, lo abbandona proprio in quei giorni esasperato dalla sua inconcludenza. Anche per reazione a questi avvenimenti, il progetto di questo film lo affascina, gli fa tornare voglia di lavorare, di fare cinema. Abbandona il rinato progetto di un film sul ritorno di Cristoforo Colombo dall'America e si butta a capofitto ne Il Caimano, deciso a trovare i soldi per finanziarlo e farlo girare alla giovane sceneggiatrice.


D'accordo è un film che parla di Silvio Berlusconi uscito in prossimità delle elezioni del 2006 ma non c'è solo questo. È un film che parla anche di come nasce un film, dei problemi legati al fare cinema, e la presenza nel corso dello svolgimento di registi come Paolo Virzì, Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Carlo Mazzacurati, Antonello Grimaldi, Daniele Luchetti e Giuliano Montaldo sembra quasi voler segnalare i nomi dei pochi registi liberi in Italia. Delle difficoltà che già si incontrano normalmente figuriamoci se si decide di fare un film diverso dal solito, magari scomodo. Di quei fattori privati, esterni, che influenzano la vita di tutti i giorni e la realizzazione di qualcosa. Di famiglia e di amori, amori finiti e corrisposti. Un'occasione, visto che si parla di cinema, per punzecchiare certo giornalismo gratuitamente feroce che non ha la sensibilità giusta per fare il mestiere: il critico gastronomico che da quindici anni nasconde una sinusite sembra messo lì per questo.
Di come diverse generazioni guardano e affrontano la stessa realtà (la giovane Teresa non vede un futuro roseo per l'Italia e prova a combattere con il suo ambizioso film a differenza dei maturi colleghi oramai placidamente rassegnati o sconfitti).
Certo, affronta l'argomento di come è cambiato il nostro Paese negli ultimi trenta anni, da quando cioè Silvio Berlusconi è comparso nelle cronache iniziando la sua scalata. Berlusconi è l'Italia degli ultimi trent'anni, l'ha cambiata con la sua politica prima ancora che entrasse in politica. L'ha cambiata per sempre deviandola, peggiorandola, legittimando i furbi, i traditori (l'attore Marco Pulici - interpretato da Michele Placido - che tradisce Bonomo per girare insieme all'altro traditore Franco Caspio Il ritorno di Colombo), fomentando l'odio di una nazione verso quello che lui odia come la magistratura e la sinistra. Ci sono parecchie possibilità che un giorno succeda qualcosa di simile a quello che si vede nel finale del film. Saranno giorni bui.
 
Marisa, segretaria di produzione - Luisa De Santis
Pubblico Ministero - Anna Bonaiuto


Fotografia - Arnaldo Catinari
Scenografie - Giancarlo Basili
Costumi - Lina Nerli Taviani
Makeup - Enrico Jacoponi
Musiche - Franco Piersanti
Montaggio - Esmeralda Calabria

2 commenti

Luciano ha detto...

Bellissima recensione che defiisce bene il senso profondo del film non solo "legato" al nome di Berlusconi, ma a un certo modo di fare cinema. Un film di cui fino ad oggi non sono stato in grado di scrivere niente, purtroppo.

Christian ha detto...

Ciao! A me era piaciuto e già ai tempi avevo notato come definirlo un film solo su Berlusconi avrà sì fatto bene agli incassi, ma era assolutamente ingiusto riguardo a un film che, come giustamente fai notare, è soprattutto sul mondo del cinema.