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La classe (entre les murs) di Laurent Cantet

Fare l’insegnante è difficile. Ci vuole la vocazione. Come per fare il prete o il medico.
Ci vuole pazienza, amore per le nuove generazioni, per il futuro, per la propria patria. Fare il maestro o il professore non significa semplicemente insegnare agli alunni che la rivoluzione francese c’è stata nel 1789 o che la radice quadrata di 49 è 7. Insegnare significa soprattutto formare l’alunno come buon cittadino, formarlo come individuo responsabile, proiettarlo nel futuro con una certa base di regole civili. E la classe sociale dell’educando è importante e sempre difficile. L’alunno può appartenere a qualsiasi ceto; l’insegnante dovrà sempre lottare contro i mille preconcetti che la società ha inculcato nell’alunno.
Qui ci troviamo a Parigi in una scuola superiore di periferia. Gli alunni sono quasi tutti uno peggio dell’altro, l’insegnante di letteratura ancora lotta per fargli entrare il testa il congiuntivo, tanto per capirci. Ragazzi che non fanno i compiti a casa, che si convincono che l’insegnante ce l’abbia con loro, fissati con il calcio, senza valori, attratti da una infinità di fesserie.
François (François Bégaudeau: insegante di professione, anche sceneggiatore e autore del libro da cui il film è tratto) ce la mette tutta. Impegno, anima e cuore. Cerca di spiegare ai suoi alunni quei valori che la loro condizione sociale non gli ha insegnato. Un lavoraccio, per una paga tutto sommato da ridere. Ma come abbiamo detto per fare l’insegnante bisogna esserci portati. È una vocazione. Il nostro insegnante dovrà affrontare un anno scolastico più duro del previsto, che metterà duramente alla prova la sua vocazione, la sua pazienza, la sua determinazione nel raggiungere il suo scopo educativo. L’anno scolastico che nel film si racconta sarà formativo più per lui che per i suoi alunni.
Pellicola interessante. Eppure la domanda mi sorge spontanea ugualmente: possibile che a Cannes quest’anno non c’era niente di meglio da premiare con la Palma d’oro?

Fotografia – Pierre Milon
Montaggio – Robin Campillo

5 commenti

Christian ha detto...

Secondo me la Palma d'Oro è meritata, nel senso che da quel che ho visto quest'anno davvero non c'era niente di meglio (è stata un'edizione disastrosa). Anzi, in realtà un film altrettanto bello c'era, ed era "Gomorra", che infatti ha ricevuto il Grand Prix. Forse la giuria avrebbe potuto invertire i due premi, ma va bene anche così.
Ciao!

Anonimo ha detto...

Concordo con Christian. Gomorra doveva vincere!
un abbraccio a tutti e buon week end!

Luciano ha detto...

Purtroppo non ho visto La classe e non posso esprimere un giudizio (spero di poter recuperare il film). Ovviamente Gomorra è un ottimo film.

Roberto Junior Fusco ha detto...

Christian, un annata moscia quest'anno è vero.
Viola, arrivo un po' in ritardo a commentare... ora mai il week-end è andato, bene ma è andato. Meno male che ne arriva un altro. Buon nuovo fine settimana allora.
Luciano, Gomorra è un gran film. Recupera La classe.

Anonimo ha detto...

Sono due film totalmente diversi ed entrambi decisamente belli. Da italiano e, soprattutto, da napoletano avrei detto Gomorra ma guardando La classe ho capito perchè possa aver vinto. Il film è davvero ben girato e colpisce soprattutto per la sua immediatezza! Insomma forse la decisione migliore era quella di assegnare due palme!